Per adescare le sue giovanissime vittime, l’orco di 48 anni ha creato un falso profilo Whatsapp, con un cellulare dedicato solo a quello, e ha finto di chiamarsi Giulia, una “bambina cattivissima” che ordinava a 3 amiche, irretite e plagiate, di presentarsi ogni giorno a casa di un uomo davanti al quale (e insieme al quale) avrebbero dovuto filmarsi e fotografarsi. Dietro il profilo di Giulia c’era proprio lui, un disoccupato con qualche problema psichico, ma non tali da destare il sospetto di deviazioni sessuali, che abitava da mantenuto a casa degli anziani genitori. Tutto era iniziato quasi per caso, con una conoscenza occasionale dettata dal vicinato che aveva portato l’uomo ad ottenere il numero di telefono della bambina. Dal suo è riuscito a risalire a quello di altre due amiche: tutte e tre all’epoca dei fatti (ovvero tra 2015 e fine 2018) avevano 11 anni. Dopo averle manipolate, l’orco al chiuso della sua stanza si è finto a sua volta vittima della “cattivissima Giulia”, costretto come le amiche a subire le sue angherie.
ORCO SI FINGE BAMBINA E VIOLENTA TRE AMICHE
Ma com’è stato possibile che per più di tre anni le bambine non abbiano chiesto aiuto a nessuno? Lo ha spiegato al Corriere della Sera il magistrato Alessia Menegazzo, che ha seguito i cinque mesi di inchiesta dei carabinieri del comando provinciale di Lodi che hanno portato all’arresto dell’orco con l’accusa di violenza sessuale, sostituzione di persona, corruzione di minorenni, detenzione e produzione di materiale pedo-pornografico:”Perché i bambini di quell’età, sotto la minaccia che i genitori o i fratelli vengano uccisi, possono mantenere segreti come nessun adulto sarebbe in grado di fare”. La strategia dello sdoppiamento, purtroppo, ha funzionato: da una parte la cattivissima Giulia ordinava dicendo che la “maga ha fatto la magia nera e non bisogna farla arrabbiare” e il pedofilo fingeva di subire quegli ordini. La vicenda è venuta a galla quando una delle immagine che l’orco si faceva inviare è finita sul telefono di un’altra bambina, che l’ha mostrata ad una professoressa: da lei è partita la prima denuncia. Solo dopo molto tempo, una delle tre amiche aveva iniziato a manifestare dei dubbi sull’identità di Giulia: a quel punto la “ragazzina malvagia” si è suicidata, così ha detto l’orco. Al suo posto ecco la “sorella”, ancora più cattiva di Giulia, al punto da inviare alle amiche foto del sangue della sorella morta: un modo per infierire sul loro senso di colpa e tenerle legate a sé.