Nuova ordinanza della Regione Veneto, la numero 148 firmata dal presidente Luca Zaia. Ora tutti i 3.150 medici di base hanno l’obbligo di effettuare i test rapidi ai propri assistiti. La decisione è stata annunciata in conferenza stampa dal governatore, il quale ha spiegato che la scelta è dettata dalla necessità di evitare che l’attività di indagine epidemiologica, con accertamento diagnostico e tracciamento dei contatti, isolamento dei casi e applicazione delle misure di quarantena, gravino solo sui dipartimenti di sanità pubblica. Zaia ha precisato anche che i medici che si esimeranno verranno sanzionati e che tutti verranno dotati di tamponi rapidi, dispositivi di protezione per intervenire sugli assistiti con sintomi o la necessità di fare un tampone. Di fatto, il medico di base diventa un ufficiale di sanità pubblica che potrà decidere la misura della quarantena, che varrà anche per l’Inps, e fare il tracciamento delle persone a contatto con il suo assistito. Se queste sono a carico di altri medici, dovrà informare i colleghi.



TAMPONI DA MEDICO DI BASE “NO OBIEZIONE DI COSCIENZA”

I tamponi rapidi potranno essere fatti a domicilio degli assistiti o in ambulatorio. Ma il medico di base può servirsi anche di spazi concessi dal Comune o dal distretto sanitario. Per ora è stato calcolato che la Regione Veneto fornirà tra 180-200mila tamponi la settimana. Ma questa misura non riguarderà i casi in scuole, ospedali e case di riposo. «Non è un atto muscolare: abbiamo dovuto fare una mediazione per arrivare all’accordo e qui non esiste l’obiettore di coscienza», ha precisato il presidente della Regione Veneto nel post su Facebook in cui presenta la nuova ordinanza. Inoltre, ha chiarito che i medici, di cui riconosce il sacrificio, sono remunerati. «È una rivoluzione: se tutti collaboriamo, complichiamo di meno la vita dei cittadini. Lo stesso accordo sarà al centro dell’incontro con i 500 pediatri della regione», ha aggiunto Zaia. La nuova ordinanza ha effetto fino al 24 novembre 2020.

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