Edoardo Perazzi, nipote di Oriana Fallaci, racconta in una intervista al Corriere della Sera la scrittrice scomparsa nel 2006. “Aveva un carattere ruvido, era complesso starle accanto, serviva pazienza e lucidità. Tosta, cazzuta, con lei ti sentivi sempre sotto esame. Diventava una belva, bastava niente per innescare le sue reazioni furibonde, sapeva essere parecchio sgradevole. Nonostante ciò, è la persona più seria che io abbia mai conosciuto”.



Il ricordo della zia è dolceamaro, ma ancora vivido nella sua mente. “A Natale arrivava a casa in Toscana carica di giocattoli per noi nipotini. E poi si presentava con gli amici americani: gli astronauti, oppure gli attori, le attrici come Shirley MacLaine. Perché, che ci si creda o no, sapeva essere molto generosa, romantica, ci riempiva di attenzioni, spesso buffa, autoironica. Quando andavo a trovarla a New York, mi faceva trovare la mia stanza preparata da lei con cura: lenzuola profumate, mazzi di fiori, poi pranzi e cene ricchi di pietanze prelibate. Sapeva cucinare benissimo, pignola anche in questo”.



Oriana Fallaci, il nipote Edoardo: “Era ruvida, diventava una belva”. Il racconto professionale

Il carattere forte di Oriana Fallaci è stato fondamentale per scalare le gerarchie professionali. “Altrimenti non si sarebbe mai affermata come giornalista in un mondo del giornalismo, all’epoca, totalmente maschile. La parità di genere se l’è conquistata sul campo, con un indiscusso talento da vera secchiona, ma anche con una forza pazzesca, sempre pronta a esplodere e la straordinaria capacità di sopportazione, la voglia di farcela a tutti i costi. Basti dire che è stata la prima inviata di guerra donna”, sottolinea il nipote Edoardo Perazzi.



Di soddisfazioni se ne è però tolte veramente tante. “Aveva raggiunto una statura tale che si poteva permettere di accedere a certe personalità. È stata capace di creare uno stile giornalistico che non esisteva prima e, data la sua fama, i potenti desideravano far parte del suo parterre de rois. Ne cito solo alcuni: Khomeini, Gheddafi, Kissinger”. E sui no ricevuti: “Papa Wojtyla non accettò perché sicuramente non se l’è sentita di dover rispondere a domande scomode. Fidel Castro le diede buca due volte. Bill Clinton dopo mesi le diede appuntamento alle 4 del mattino, ma le sembrò una presa in giro e lo mandò al diavolo”.