Le linee guida nazionali per l’orientamento permanente stabilite dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, la cui ultima riforma è stata prevista dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, mira, mediante i 13 punti stabiliti, a mettere in relazione il sistema di istruzione con il mondo del lavoro, contrastando la dispersione scolastica e formando i docenti tutor. Sono previste, infatti, 30 ore di orientamento, anche extra curriculari, per le scuole secondarie di primo grado e per il primo biennio delle scuole secondarie di secondo grado, fino a divenire un modulo di 30 ore curriculari per l’ultimo triennio. Fino ad oggi, tuttavia, l’orientamento è rimasto per la maggior parte dei casi nelle mani delle famiglie e dei ragazzi stessi. Questi ultimi infatti troppo spesso continuano a trovarsi in balia delle incertezze che il mondo del lavoro e scolastico creano, e cercano consigli in chi è loro più vicino.
Come riporta il Sole 24 ore l’ultima ricerca del Monitor sul Lavoro (Community Research&Analysis per Federmeccanica) ha voluto indagare quali siano i principali protagonisti nelle scelte orientative dei giovani, nella decisione del percorso scolastico da intraprendere e anche nella scelta del proprio primo lavoro. E da questa indagine è emerso soprattutto come a giocare un ruolo fondamentale in famiglia sia oggi la figura materna.
COME È CAMBIATA L’INFLUENZA DELLA FAMIGLIA NELL’ORIENTAMENTO DEI NUOVI E DEI ‘VECCHI’ GIOVANI
In base alla citata ricerca il ruolo preponderante viene svolto per le generazioni più giovani (di età compresa tra 18-34 anni) dalla madre, sia sul versante scolastico (31,9%) che lavorativo (25,4%). Mentre la figura paterna viene messa in secondo piano. Ma com’era la situazione in passato? Il trend era inverso. Infatti per i ‘vecchi’ giovani (gli attuali over 65) erano i padri il riferimento sia per le scelte scolastiche (23,0%, 17,9% le madri), che per quelle lavorative (23,7%, 16,5% le madri). La figura paterna, negli ultimi decenni, ha invece perso il ruolo che possedeva in precedenza, forse dettato anche da una società paternalistica dell’epoca.
All’interno e fuori dalla famiglia altri componenti e conoscenti ricoprono invece un ruolo marginale. Dopo i genitori infatti vengono gli insegnanti (9,2%), i parenti (4,6%) e gli amici (3,2%). In generale l’ambito familiare e parentale è quello cui maggiormente si fa riferimento (49,3%), mentre i soggetti appartenenti alla sfera scolastica e educativa influenzano solo un decimo della popolazione. Si registra inoltre come una quota oscillante fra il 40 e 42% dichiari di aver ricevuto consigli in ambito familiare, ma sia stato lasciato libero di scegliere seguendo le proprie aspirazioni e inclinazioni. Il 24- 30%, invece, ha avvertito un condizionamento dalla famiglia, almeno nella percezione, a seguire un indirizzo piuttosto che un altro. Al contrario, il 29-34% ha avuto un sentore che tali questioni lasciassero indifferenti i propri genitori. Quel che è certo è che l’attuale sistema di orientamento scolastico andrebbe implementato per accompagnare i giovani verso le scelte di percorso più adeguate.