Una delle strade per scoprire l’origine della pandemia Covid è quella che porta al “paziente zero”. E infatti gli scienziati di tutto il mondo sono impegnati in questa “caccia”. Al momento c’è il paziente S01. Non è né un pescivendolo, né un cacciatore di pipistrelli. Non è neppure uno scienziato di laboratorio. È un contabile che non fa la spesa al mercato del pesce di Wuhan, ma nel grande supermercato lì vicino, RT-Mart, come raccontato agli esperti dell’sms. L’8 dicembre 2019 ha cominciato a sentirsi male. Ma anche sul paziente S01 ci sono ombre. Ad evidenziarle è il Washington Post, ricordando che l’Oms associa la prima sequenza ad un altro paziente, un lavoratore del mercato di 61 anni che è morto dopo essersi ammalato il 20 dicembre, almeno stando al China National Center. Dunque, c’è una discrepanza tra i dati dell’Oms e quelli della Cina che l’agenzia delle Nazioni Unite sta esaminando. Non c’è da stupirsi, considerando quanto poco sappiamo ancora dell’origine del coronavirus. Quel che sappiamo peraltro è comunque meno rispetto alle ombre.



Va poi tenuto conto del fatto che scoprire l’origine di una pandemia richiede tempo, anche anni. Se poi l’accesso ai campioni biologici e ai documenti originali è limitato, come nel caso della Cina, la questione si complica ulteriormente. Gli scienziati, dunque, devono affidarsi agli indizi emersi da una parte all’altra del mondo per ricostruire la dinamica dei fatti prima del paziente S01.



ORIGINE COVID: DA MILANO A PARIGI

Il Washington Post parte da Milano, dove il 5 dicembre 2019, quindi tre giorni prima che il contabile cinese mostrasse i sintomi del virus, fu effettuato un tampone orale ad un bambino di 4 anni perché si sospettava che avesse contratto il morbillo. Mesi dopo risultò positivo al Covid. La vicenda è finita in uno studio pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases. Ma la Francia avrebbe trovato prima tracce di coronavirus, a novembre 2019. Esaminando oltre 9mila campioni raccolti tra novembre 2019 e marzo 2020 per un progetto sulla salute pubblica, l’Istituto nazionale per la salute e la ricerca ha scoperto anticorpi la prima settimana di novembre. Peccato che non avessero risorse a sufficienza per proseguire a ritroso. «Peccato, perché a novembre abbiamo avuto sette volontari positivi, di cui due nella prima settimana di novembre», ha dichiarato Marie Zins, direttore scientifico del progetto. Ma bisogna ritornare in Italia, perché c’è uno studio controverso che arriva a settembre 2019. Si tratta della ricerca dell’Istituto dei Tumori di Milano e dell’Università di Siena che la Cina ha usato per spiegare che il Covid non ha avuto origine a Wuhan. La vicenda è controversa anche perché l’Oms ha chiesto ad un laboratorio olandese di fare un altro test, ma la struttura si è rifiutata di fornire i dettagli e quindi l’Oms ha rinviato la questione ai ricercatori originali.



LO STUDIO CONTROVERSO DI MILANO

Giovanni Apollone, direttore scientifico dell’Istituto dei Tumori, secondo quanto riportato dal quotidiano Usa ha spiegato che non tutti erano d’accordo su come interpretare i risultati del nuovo test, quindi col suo team sta lavorando ad un nuovo documento che però non verrà firmato da uno dei ricercatori olandesi. «Dal nostro punto di vista posso dirvi che i risultati sono favorevoli allo studio originale, ma in uno scenario molto complesso». L’ipotesi di Emanuela Montomoli, co-autrice dello studio, è che sia circolato prima un ceppo meno trasmissibile. Non tutti ritengono possibile che un virus possa circolare a lungo inosservato, ma ci sono studi secondo cui è possibile una trasmissione “anticipata” su piccola scala. Tutti questi dubbi spingono la Cina a ritenere che il coronavirus sia arrivato a Wuhan da altri paesi.

IL “MURO” DELLA CINA

C’è allora chi chiede un’indagine sui Giochi Militari Mondiali, ma è stato solo uno dei tanti eventi internazionali che si sono svolti quell’inverno a Wuhan. C’è un altro aspetto rilevante. Il coronavirus potrebbe essersi diffuso nella città cinese ben prima di quanto dichiarato. il Washington Post cita residenti secondo cui si parlava di una misteriosa polmonite prima del paziente S01, altri ritengono che i primi “veri” casi non siano stati diagnosticati e che possano risalire a novembre. Si torna così al punto di partenza. La ricerca sull’origine del Covid è stata ostacolata non solo da scarse informazioni, ma anche da quelle inaffidabili. Gli archivi online di due giornali cinesi locali, Hubei Daily e Chutian Metro Daily, non sono ad esempio più accessibili prima del 5 novembre 2019. E l’editore non ha fornito spiegazioni al Washington Post.