L’origine del coronavirus resta oscura, ma per le agenzie di intelligence statunitensi non è un’arma biologica costruita dalla Cina. È quanto emerge dalla lettura del rapporto declassificato frutto di un’inchiesta Usa richiesta a maggio dal presidente Joe Biden. La conclusione è in realtà una non conclusione, perché la teoria che il Covid abbia un’origine naturale è plausibile tanto tanto quella che il virus Sars-CoV-2 sia sfuggito accidentalmente da un laboratorio per le agenzie di intelligence americane. Dunque, è improbabile che riescano a dare una risposta definitiva sull’origine della pandemia senza ricevere maggiori informazioni dalla Cina sui primi casi o senza nuove scoperte scientifiche sulla natura del virus. Il rapporto è stato declassificato ieri, ma rilasciato ad agosto, quando cominciarono a trapelare indiscrezioni sul suo contenuto. Quel che emerge chiaramente ora è che le prove a sostegno di entrambe le tesi sono scarse e che le agenzie di intelligence Usa sanno troppo poco sull’origine del coronavirus. D’altra parte, hanno concluso che non è stato sviluppato come arma biologica.



Quattro agenzie di intelligence considerano la teoria della causa naturale la più plausibile, invece il Federal Bureau of Investigation (FBI) sostiene la teoria della fuga dal laboratorio. Ma nessuna di queste agenzie ha consegnato al National Intelligence Council o alla Casa Bianca una valutazione consistente, motivo per il quale permangono i dubbi sulla questione.



“LE TECNICHE DI INGEGNERIA GENETICA…”

L’inchiesta della comunità di intelligence Usa però non si è sbilanciata a favore della tesi che il Covid non sia stato deliberatamente progettato in laboratorio: anche questa conclusione ha bassa fiducia. Il problema risiede anche nel fatto che ci sono alcune tecniche di ingegneria genetica che rendono difficile individuare le modifiche, oltre che per lacune nella conoscenza delle diversità dei coronavirus naturali. «Alcune tecniche di ingegneria genetica possono rendere i virus geneticamente modificati indistinguibili dai virus naturali, secondo articoli di riviste accademiche», afferma appunto il rapporto, che tra l’altro segnala come il Wuhan Institute of Virology aveva precedentemente creato chimere o combinazioni di coronavirus che non si trovano in natura, ma ci sono poche informazioni sul fatto che proprio quello che causa il Covid sia stato geneticamente modificato. A tal proposito, nel rapporto si chiede maggiore trasparenza alla Cina, oltre che collaborazione. Ad esempio, servirebbero informazioni su possibile specie intermedie prima del salto negli esseri umani, sulle prime infezioni e sul lavoro dell’Istituto di Virologia di Wuhan.



INCHIESTA USA: L’IPOTESI DELL’INCIDENTE

Interessante soprattutto il fatto che nel rapporto si spieghi che su alcune questioni i funzionari cinesi possano essere stati presi alla sprovvista. Per gli analisti dell’intelligence Usa non sapevano dell’esistenza del nuovo coronavirus fino ai primi casi nella popolazione e all’isolamento all’istituto di Wuhan. Di conseguenza, «se la pandemia ha avuto origine da un incidente associato al laboratorio, probabilmente nei mesi iniziali non erano consapevoli che tale incidente si era verificato». Manca poi la cosiddetta “pistola fumante”: in un precedente lavoro sul coronavirus eseguito a Wuhan le condizioni di biosicurezza erano «inadeguate» e questo potrebbe creare «opportunità per un incidente associato al laboratorio». Alcuni dei parenti noti più vicini del coronavirus che causa Covid sono stati trovati nei pipistrelli della provincia di Yunnan, dove i ricercatori di Wuhan si recano per raccogliere campioni. Una loro esposizione involontaria al virus potrebbe spiegare perché il focolaio è scoppiato a Wuhan. D’altra parte, i virus identificati nello Yunnan divergono in parte da Sars-CoV-2, mentre alcuni trovati nel Laos hanno una somiglianza molto più stretta dal punto di vista genetico, quindi anche in questo caso servono ulteriori indagini.