«Un appello per un dibattito scientifico obiettivo, aperto e trasparente sull’origine della Sars-CoV-2». Questa la richiesta di un gruppo di scienziati che ha pubblicato una lettera con questo titolo su Lancet nei giorni scorsi. Un articolo che ha richiamato la nostra attenzione anche perché è stato pubblicato sulla stessa rivista scientifica che ha ospitato le opinioni di noti scienziati i quali hanno accusato di complottismo e teorie cospirative quei colleghi che aprivano all’ipotesi di una origine non naturale del Covid. «Siamo uniti nel condannare fermamente le teorie di cospirazione che suggeriscono che il COVID-19 non ha un’origine naturale», avevano scritto i firmatari, tra cui Peter Daszak.
Di fatto, Lancet diventa il terreno di scontro nella comunità scientifica sull’origine della pandemia, perché ora un altro gruppo di ricercatori, di cui fa parte Rosanna Segreto del Dipartimento di Microbiologia presso l’Università di Innsbruck, accusa quei colleghi di aver rilasciato una dichiarazione che «ha avuto un effetto di silenziamento sul più ampio dibattito scientifico, anche tra i giornalisti scientifici». Loro ora affermano che «non c’è alcun supporto diretto per l’origine naturale della SARS-CoV-2, e un incidente legato al laboratorio è plausibile».
“NESSUNA PROVA SU ORIGINE NATURALE COVID”
Non usa giri di parole questo gruppo di esperti che annovera Jacques van Helden, Colin D Butler, Guillaume Achaz, Bruno Canard, Didier Casane, Jean-Michel Claverie, Fabien Colombo, Virginie Courtier, Richard H Ebright, François Graner, Milton Leitenberg, Serge Morand, Nikolai Petrovsky, Rossana Segreto, Etienne Decroly e José Halloy. «Non c’è finora nessuna prova scientificamente convalidata che supporti direttamente un’origine naturale», scrivono su Lancet. Nell’articolo affrontano alcuni dei temi che tra l’altro ha esposto lo scienziato Steven Quay. Dall’esistenza di tecniche seamless che non lasciano tracce di manipolazione all’assenza di un progenitore prossimale di Sars-CoV-2. «Non sono stati identificati né il percorso dell’ospite dai pipistrelli all’uomo, né il percorso geografico dallo Yunnan (dove sono stati campionati i virus più vicini al SARS-CoV-2) a Wuhan (dove è emersa la pandemia)». E come Quay ricordano che da 80mila campioni di animali in Cina non sono emersi casi di contagio e che bisognerebbe concentrarsi sull’evoluzione del virus e sull’introduzione nella popolazione umana. «Alcune caratteristiche insolite della sequenza del genoma della SARS-CoV-2 suggeriscono che potrebbero essere il risultato dell’ingegneria genetica, un approccio ampiamente utilizzato in alcuni laboratori di virologia».
L’APPELLO DEI 16 SCIENZIATI SU LANCET
Anche loro citano esperimenti su topi umanizzati e la tecnica del gain-of-function. «Una contaminazione legata alla ricerca potrebbe derivare dal contatto con un virus naturale durante la raccolta sul campo, il trasporto dal campo al laboratorio, la caratterizzazione di pipistrelli e virus di pipistrello in laboratorio, o da un virus non naturale modificato in laboratorio». I ricercatori fanno notare che «mancano prove schiaccianti per un’origine zoonotica o legata alla ricerca», ma questo vuol dire che nessuna delle due possa essere esclusa e quindi vada presa in considerazione anche l’ipotesi di un’origine non naturale. Da qui l’appello ai colleghi: «Una valutazione basata sull’evidenza, indipendente e senza pregiudizi richiederà una consultazione internazionale di esperti di alto livello senza conflitti di interesse, provenienti da varie discipline e paesi». Ma chiedono anche una riflessione sul rapporto rischio-beneficio delle attuali tecniche di ricerca e in laboratorio, tra cui il gain-of-function, così come tutte le attività umane che contribuiscono agli eventi zoonotici. «Le riviste scientifiche dovrebbero aprire le loro colonne ad analisi approfondite di tutte le ipotesi. Come scienziati, abbiamo bisogno di valutare tutte le ipotesi su una base razionale, e di pesare la loro probabilità sulla base dei fatti e delle prove, senza speculazioni su possibili impatti politici».