Quando si affronta il delicato tema dell’origine del Covid si fa subito riferimento all’Istituto di Virologia di Wuhan, su cui sono ricaduti (e permagono) i sospetti. A gettare ulteriori ombre sono i ricercatori di Drastic, un team internazionale di scienziati e investigatori che sta cercando di trovare risposte sull’origine della pandemia, che però allargano la mira. Rivelano infatti che pochi mesi prima che il coronavirus cominciasse a diffondersi in tutto il mondo c’era stata un’ispezione nei diversi laboratori di Wuhan. In quelli dell’Università c’erano stanze piene di “detriti”, studenti privi di camici e nessuna norma di igiene e sicurezza rispettata. È stato proprio il team di Drastic a denunciare la situazione in un report choc. Denunciano l’assenza di strutture per rifiuti chimici, nessuna separazione tra aree sperimentali e comuni, col rischio quindi di contaminazioni. Inoltre, gli ispettori hanno segnalato che i laboratori erano «affollati e caotici».



Nel mirino non c’è solo l’Istituto di virologia di Wuhan, ma anche gli altri laboratori della città che effettuano ricerche sul coronavirus dei pipistrelli. Il centro di sperimentazione animale dell’Istituto di virologia di Wuhan contiene poi 3.268 gabbie di animali vivi, tra cui 12 gabbie per furetti e 12 gabbie per pipistrelli, 126 gabbie di conigli bianchi giapponesi e 340 gabbie per topi.



IL REPORT DI DRASTIC SUI LABORATORI DI WUHAN

L’esame dettagliato di questi laboratori di Wuhan ha evidenziato una serie di errori impressionanti e inquietanti, in particolare per l’Istituto di Virologia di Wuhan, il Wuhan Institute of Biological Products, il Centro per il contorllo e la prevenzione delle malattie di Wuhan e l’Università di Wuhan. Ad esempio, i ricercatori di Drastic hanno scoperto che nei pressi del Wuhan Institute of Biological Products ci sono sistemi fognari e di drenaggio vecchi e danneggiati che «potrebbero contaminare canali e torrenti locali». Il documento di 60 pagine, riportato dal Sun, denuncia un approccio lassista della Cina riguardo la sicurezza dei biolaboratori e la scarsa protezione fornita al personale e agli studenti, tutti elementi per i quali la teoria secondo cui la pandemia è legata ad un laboratorio a Wuhan non è poi così sorprendente, ma andrebbero presi in considerazione anche gli altri laboratori. Almeno tre sono stati attivamente coinvolti negli studi sui coronavirus dei pipistrelli e/o nelle attività di campionamento dei pipistrelli senza l’uso di DPI adeguati negli anni precedenti la pandemia di Covid-19, affermano i ricercatori. «Questi tre laboratori sono quindi considerati potenziali fonti di perdite accidentali sia all’interno del laboratorio che durante le spedizioni di campionamento sul campo».



ORIGINE COVID, ANCHE DASZAK NEL MIRINO

Non a caso l’intelligence britannica ritiene che la fuga del coronavirus dal laboratorio sia un’ipotesi fattibile, non più remota. Un ricercatore di Drastic al Sun ha spiegato che questo rapporto non fornisce prove dirette. Servirebbero più informatori e documenti interni. E fa il nome di Peter Daszak, a capo della EcoHealth Alliance, organizzazione no-profit con sede a New York che ha usato le sovvenzioni del National Institutes of Health negli Stati Uniti per finanziare la controversa ricerca sul gain-of-function a Wuhan. «Abbiamo bisogno che Daszak e altri siano citati in giudizio e interrogati». Non ritiene che la fuga del coronavirus dal laboratorio possa esser stata deliberata, ma non lo esclude del tutto per quanto riguarda l’origine del Covid. Per un altro ricercatore, comunque, non è detto che sia avvenuta dall’Istituto di virologia di Wuhan, bensì in un altro laboratorio.

The Sun