Sono tornati disponibili i dati, misteriosamente scomparsi, che potrebbero far luce sulla presunta origine del Covid nel mercato di Wuhan. Scoperti per caso da una ricercatrice francese, Florence Débarre, nel database globale Gisaid a marzo 2020, i dati relativi a migliaia di tamponi effettuati nel mercato di Wuhan erano scomparsi poche settimane dopo il dilagare della pandemia in tutto il mondo. Ora, questi dati genomici sono tornati di nuovo completamente disponibili e, forse, permetteranno di stabilire la vera origine del Covid a fine 2019.



Siamo lieti di vedere questi dati resi disponibili a tutti gli utenti registrati di Gisaid attraverso la piattaforma“, ha dichiarato Gisaid al Financial Times. “Questo, si spera, porrà fine alle sfortunate speculazioni su ciò che si può o non si può ricavare dall’analisi di questi dati“. Dati caricati dai ricercatori affiliati al Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, dalle cui analisi molecolari sembra possibile individuare nel cane procione uno degli animali infetti da Sars-CoV-2 nel famigerato mercato, il virus che nel 2020 ha superato la barriere del mercato di Wuhan ed è dilagato in tutto il mondo. Secondo quanto ha dichiarato il database Gisaid, i dati “incriminati” erano stati temporaneamente oscurati in attesa di “dati più recenti e aggiuntivi come parte di un manoscritto in fase di revisione” da parte dei ricercatori cinesi.



Origine Covid a Wuhan? Ripristinati dati che suggeriscono questa pista

Dopo tre anni dell’avvento della pandemia, la scienza non è ancora concorde su quale potrebbe essere la vera origine del Coronavirus . Al momento sono due le teorie principali: la prima ipotizza la fuga accidentale da un laboratorio, la seconda si concentra su una possibile trasmissione del virus a un animale intermedio e infine all’essere umano. L’Organizzazione Mondiale della Sanità in Cina ha lasciato aperte tutte le possibilità, sebbene abbia bollato come “estremamente improbabile” la fuga dall’Istituto di virologia di Wuhan, già noto per l’esecuzione di esperimenti virali.



Al centro dell’attenzione resta quindi il “wet market” Huanan di Wuhan, dove è possibile acquistare animali vivi e dove si presume che a fine 2019 ci fossero animali infetti da Coronavirus, come il cane procione. Nel frattempo, il databse Gisaid ha affermato al Financial Times di “non cancellare i dati”, neanche quelli scomparsi poche settimane dopo l’esplosione della pandemia.