Alcuni scienziati di Wuhan avrebbero lavorato con l’apparato militare cinese per combinare le varianti più letali al mondo del coronavirus per creare un nuovo virus poco prima che scoppiasse la pandemia Covid. Lo rivela il team Sunday Times Insight, che ha pubblicato un’inchiesta condotta partendo da comunicazioni top secret intercettate e report scientifici. Da tale indagine emerge che gli esperti cinesi avrebbero condotto un progetto segreto con esperimenti pericolosi, che avrebbe causato una fuga di materiale dall’Istituto di virologia di Wuhan, dando vita alla pandemia che ha fatto milioni di morti. Uno dei motivi per i quali non ci sono informazioni pubblicate su questo lavoro è che è stato condotto, appunto, in collaborazione con ricercatori dell’esercito cinese, che lo finanziava e che pare stesse perseguendo armi biologiche.



Il team del giornale britannico ha esaminato centinaia di documenti, tra cui rapporti precedentemente riservati, memo interni, documenti scientifici e corrispondenza e-mail, ottenuti da fonti o da attivisti per la libertà di informazione nei tre anni successivi all’inizio della pandemia Covid, ma ha anche intervistato gli investigatori del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti – tra cui esperti di Cina, minacce emergenti di pandemia e guerra biologica – che hanno condotto la prima indagine significativa degli Usa sull’origine del Covid. Dunque, è emerso che l’Istituto di virologia di Wuhan era impegnato in esperimenti sempre più rischiosi sui coronavirus raccolti nelle grotte dei pipistrelli della Cina meridionale.



QUANDO IL PROGRAMMA SEGRETO HA PRESO IL VIA

Inizialmente l’Istituto rendeva pubbliche le sue scoperte, sostenendo che i rischi associati erano giustificati perché il lavoro avrebbe potuto aiutare la scienza a sviluppare vaccini. Le cose cambiarono dopo che i ricercatori nel 2016 scoprirono un nuovo tipo di coronavirus in un pozzo minerario a Mojiang, nella provincia dello Yunnan, dove le persone morivano per sintomi simili alla Sars. Invece di allertare il resto del mondo, le autorità cinesi non segnalarono i decessi. I virus trovati in quel luogo sono ora riconosciuti come gli unici membri della “famiglia” del Covid di cui si conosce l’esistenza prima della pandemia. Da quel momento il lavoro degli scienziati è diventato segreto. «È proprio in quel momento che il programma riservato ha preso il via. La mia opinione è che il motivo per cui il Mojiang è stato insabbiato è dovuto al segreto militare legato alla ricerca di capacità a doppio uso nelle armi biologiche virologiche e nei vaccini», dichiara un investigatore Usa al Sunday Times. L’ipotesi è che quel programma segreto mirasse a rendere i virus del pozzo minerario più infettivi per gli esseri umani. Questo avrebbe portato alla creazione del virus Sars-CoV-2 che è trapelato poi a causa di un incidente di laboratorio. «È diventato sempre più chiaro che l’Istituto di virologia di Wuhan è stato coinvolto nella creazione, nella promulgazione e nell’insabbiamento della pandemia Covid-19», afferma uno degli investigatori americani.



Sono, dunque, emerse prove del fatto che i ricercatori cinesi che lavoravano a questi esperimenti furono portati in ospedale con sintomi riconducibili a quelli del Covid, nel novembre 2019, un mese prima che l’Occidente venisse a conoscenza della pandemia. Un’analisi separata ha scoperto che l’epicentro iniziale dell’epidemia era vicino al laboratorio dell’istituto, non al mercato “umido” della fauna selvatica di Wuhan, come si pensava. Gli investigatori Usa hanno anche rivelato di aver ricevuto prove che indicano che l’istituto stesse lavorando a un vaccino prima della pandemia. «Ho intervistato scienziati in Asia che hanno stretti rapporti con l’Istituto di virologia di Wuhan. Mi hanno detto che, a loro avviso, nell’autunno del 2019 era in corso una ricerca sul vaccino, pertinente alla vaccinazione Covid», rivela la fonte al Sunday Times. Chi ha provato subito a scoprire la verità sull’origine del Covid è stato bloccato dalla Cina. Come il team guidato dall’esperta britannica di pipistrelli Alice Hughes, professoressa associata presso l’Accademia cinese delle scienze, che supervisiona l’Istituto di Wuhan. Ebbene, ha raccontato che le è stato impedito di parlare con i media delle sue ricerche e di essere stata sorvegliata dai servizi di sicurezza cinesi. Le restrizioni l’hanno costretta a lasciare la Cina e a trasferirsi a Hong Kong.

ESPERIMENTI CHOC: IL VIRUS MUTANTE LETALE

L’inchiesta giornalistica ripercorre quanto emerso in questi anni, dagli esperimenti di Shi Zhengli e Ralph Baric al ruolo di Peter Daszak di EcoHealth Alliance. Ma ci sono anche nuovi elementi. Si apprende, infatti, che l’Istituto di virologia di Wuhan avrebbe condotto l’esperimento sui coronavirus più pericoloso mai intrapreso. Gli scienziati, infatti, selezionarono tre virus mutanti cresciuti in laboratorio, creati mescolando virus simili ai Sars con il WIV1, che avevano tutti dimostrato di poter infettare le cellule umane. Furono poi infettati topi albini con polmoni umani per verificare se i virus potevano scatenare una pandemia fondendosi insieme. I risultati di questo esperimento furono scioccanti: il virus mutante uccideva il 75% dei roditori ed era tre volte più letale del WIV1 originale. Nei primi giorni dell’infezione, nei polmoni dei topi simili a quelli umani fu riscontrata una carica virale fino a 10mila volte superiore a quella del virus WIV1 originale. Quel super coronavirus aveva un tasso di mortalità spaventoso che non poteva mai emergere in natura. Non era il virus da cui si sviluppa il Covid, ma poteva essere ancora più letale. I risultati di quell’esperimento non furono condivisi con altri scienziati né pubblicati su riviste scientifiche. Inoltre, fu finanziato in parte con i fondi di EcoHealth, ma nelle relazioni Daszak non citò mai la morte dei topi umanizzati, neppure nelle richieste di rinnovo delle sovvenzioni. Ne ha parlato in un rapporto post pandemia Covid in cui si giustifica spiegando che la sua dichiarazione si basava su risultati preliminari.

IL GIALLO DELLA MINIERA DI MOJIANG

Esperimento choc a parte, gli investigatori Usa ritengono che l’Istituto di virologia di Wuhan abbia condotto un progetto ombra che ha tenuto segreto anche a Peter Daszak. Un progetto nato da un incidente che avrebbe attirato l’attenzione all’esercito cinese sugli scienziati di Wuhan. Si tratta della famosa e al tempo stesso misteriosa epidemia del 2012, quando un gruppo di ricercatori che era stato nella miniera di Mojiang, nel sud della Cina, per indagare su una grande colonia di pipistrelli, si ammalò misteriosamente. Tre di loro morirono, notizia però che fu tenuta nascosta al governo Usa e a EcoHealth. Dagli esami, comunque, emerse che gli scienziati che si erano ammalati erano risultati positivi agli anticorpi di un coronavirus sconosciuto. L’incidente avvenne mentre era in corso un programma per il quale furono scoperti 293 coronavirus. Il lavoro sulla miniera terminò nel maggio 2015. Un anno dopo fu pubblicato un documento in cui si parlava della scoperta di un coronavirus chiamato RaBtCoV/4991. Dopo l’inizio della pandemia, fu identificato come il parente più prossimo al Covid. Ma quando fu costretto ad ammettere l’esistenza di quel coronavirus, avendo inserito la sequenza genomica in un database internazionale nel 2016, il laboratorio cambiò il nome in RaTG13 per non farlo collegare alla miniera. Inoltre, c’è chi ritiene che siano state cambiate le sequenze dei virus emersi da quella miniera per ostacolare le indagini sull’origine del Covid. Ma proprio quando il mondo usciva dall’isolamento, gli investigatori del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti hanno avuto accesso a informazioni segrete, scoprendo che gli scienziati di Wuhan stavano conducendo esperimenti sul RaTG13 proveniente dalla miniera di Moijang e che prima della pandemia nell’istituto si svolgevano ricerche militari segrete, compresi esperimenti su animali da laboratorio.

Stando a quanto riportato dal Sunday Times, che ha parlato con tre membri del team di investigatori, le informazioni in loro possesso suggeriscono che i tipi di esperimenti rischiosi intrapresi sui virus Sars della grotta di Shitou sono stati condotti in segreto anche su RaTG13 e sugli altri virus simili a Covid-19 provenienti dalla miniera. «Stavano lavorando con le nove diverse varianti di Covid», afferma uno degli investigatori. Inoltre, ritengono che un virus fosse ancora più simile a quello che dà origine al Covid rispetto a RaTG13. «Siamo certi che stessero lavorando su una variante più vicina e non pubblicata, forse raccolta a Mojiang», aggiunge la fonte. Gli investigatori hanno raccolto prove di esperimenti di “passaging seriale” su almeno uno dei virus della miniera. Si tratta di un esperimento in cui gli animali da laboratorio vengono infettati da virus e monitorati per vedere quale ceppo è dannoso per la loro salute. Il ceppo più dannoso viene selezionato per ripetere gli esperimenti, per incoraggiare gli agenti patogeni a mutare in qualcosa di più letale. Ebbene, questo tipo di esperimento è stato condotto sul RaTG13. Secondo lo scienziato Steven Quay, che ha reso dichiarazione anche al Senato Usa, l’Istituto di virologia di Wuhan ha creato il virus che dà origine al Covid inserendo un sito di clivaggio della furina in uno dei virus della miniera e facendolo passare in serie in topi umanizzati. «Si infettano i topi, si aspetta una settimana circa e poi si recupera il virus dai topi più malati. Poi si ripete. Nel giro di poche settimane questa evoluzione diretta produrrà un virus in grado di uccidere ogni topo umanizzato». Questo spiega perché, fin dall’inizio della pandemia, il virus si è adattato così bene infettando gli esseri umani.

IL RUOLO DELL’ESERCITO CINESE E IL VACCINO GIÀ PRONTO

Secondo tre investigatori, uno dei motivi per cui non esistono informazioni pubblicate su questo tipo di lavoro è che il progetto segreto dell’istituto di Wuhan era finanziato dall’esercito cinese. «Nonostante si presenti come un’istituzione civile, gli Stati Uniti hanno stabilito che l’Istituto di virologia di Wuhan ha collaborato a pubblicazioni e progetti segreti con l’esercito cinese», è scritto nel rapporto del Dipartimento di Stato Usa. La collaborazione sarebbe iniziata nel 2016 e avrebbe coinvolto anche l’Accademia delle scienze mediche militari, un braccio di ricerca dell’Esercito popolare di liberazione (PLA). Gli investigatori ritengono anche che l’esercito cinese fosse interessato a sviluppare un vaccino per i virus, in modo da poterli usare come potenziali armi biologiche. I sospetti si sono concentrati su Zhou Yusen, uno scienziato militare decorato all’accademia, che aveva collaborato con gli scienziati di Wuhan a uno studio sul coronavirus Mers e stava lavorando con loro al momento dell’epidemia. Ebbene, dopo la diffusione del Covid ha realizzato con notevole rapidità un brevetto per un vaccino Covid. Era il febbraio 2020, poco più di un mese dopo che la Cina aveva ammesso per la prima volta al mondo l’insorgenza del virus. Un rapporto pubblicato ad aprile, di cui è co-autore il dottor Robert Kadlec, responsabile del programma di sviluppo dei vaccini degli Stati Uniti, ha concluso che il team di Zhou deve aver lavorato a un vaccino non più tardi del novembre 2019, proprio quando è iniziata la pandemia.

Uno degli investigatori Usa ha affermato al Sunday Times che le testimonianze di scienziati vicini all’istituto di Wuhan suggeriscono che il laboratorio stava lavorando al vaccino anti Covid-19 prima dell’epidemia. Zhou, peraltro, è morto misteriosamente: alcuni testimoni avrebbero dichiarato che è caduto dal tetto dell’istituto di Wuhan, anche se ciò non è stato verificato. Gli investigatori hanno anche intercettazioni di comunicazioni che mostrerebbero che tre ricercatori dell’istituto di Wuhan che lavoravano presso il laboratorio di livello 3 sulla tecnica del gain-of-function del coronavirus si sono ammalati con sintomi di coronavirus nella seconda settimana di novembre 2019, quando molti esperti ritengono che sia iniziata la pandemia. Uno dei familiari dei ricercatori è poi morto. Ma non è finita qui. Nei primi mesi della pandemia, c’era un forte desiderio tra gli scienziati cinesi di recarsi nelle grotte dei pipistrelli nello Yunnan per vedere se potevano trovare un luogo in cui il Covid potesse aver avuto origine. Ma la miniera di Moijang era inaccessibile. Vi si recarono sette membri del team di Hughes nel giugno 2020, ma fu detto loro che la miniera era chiusa, quindi campionarono i pipistrelli di un’altra miniera. La polizia cinese però sequestrò il loro lavoro e li interrogò e trattenne per 48 ore.