PAOLO GUZZANTI CONTRO GLI ATTACCHI A PAPA WOJTYLA SUL CASO ORLANDI
Arrivare a dire che dietro alla sparizione drammatica (e ignobile, va detto) della povera Emanuela Orlandi ci sarebbe perfino Papa Wojtyla e alcuni cardinali suoi collaboratori è uno dei punti di più alta ignominia raggiunta in questi troppo lunghi 40 anni di “caso Orlandi”. La pensa così Paolo Guzzanti, scrittore, politico e attendo osservatore della politica italiana degli ultimi 60 anni: nel suo lungo editoriale apparso nel nuovo “Riformista” di Matteo Renzi è proprio l’ex senatore di Forza Italia a difendere la memoria e l’onore di San Giovanni Paolo II dopo le “voci” apparse nelle scorse settimane in merito al presunto coinvolgimento del Papa polacco sulla sparizione della giovanissima ragazza romana.
Guardando la docu-serie su Netflix Guzzanti già si era allarmato: «avevo capito dai primi accenni e clip dove questa pretesa inchiesta andava a parare: la Orlandi? Una povera adolescente adescata nientemeno che dal Papa polacco. Quello che ha fatto cadere il comunismo? Sì, si vantava di questo ed era un brutto tipo… e seguono testimonianze balbettanti, tutte al condizionale allusivo mormorato, qui lo dico e qui quasi lo nego». Per l’ex senatore, la serie in streaming viene guardata «a bocca aperta da milioni di giovani che non sanno nulla di questa storia e questo stupor della memoria in cui si ficca la banda della Magliana prêt-à-porter, la banca vaticana dello Ior dove il Pci cambiava i dollari di Mosca in lire italiane, e poi lo stupro».
“COMUNISMO VOLEVA ELIMINARE PAPA WOJTYLA”: IL MONITO DI GUZZANTI
«Ora basta fango su Papa Wojtyla»: risuona così l’appello lanciato da Paolo Guzzanti sul “Riformista” in merito al complesso e delicato caso Orlandi. «È così che si compie la direttiva secondo cui quel papa andava possibilmente ammazzato (per motivi di contesa territoriale) e comunque distrutto nel discredito, arso sul rogo per essere stato lui, l’agente Woytjla ad aver fatto crollare l’impero dell’Est», sottolinea lo scrittore che lega così le ultime accuse ignobili contro il grande Santo della Chiesa al progetto – mica troppo nascosto – del comunismo sovietico di voler eliminare un pericoloso nemico della Rivoluzione.
E così Guzzanti ricorda come sentenziava una direttiva impartita dal capo del Kgb negli anni della Guerra Fredda, non appena venne eletto Papa Karol Wojtyla, già Arcivescovo di Cracovia e profondo oppositore tanto del nazifascismo quanto della dittatura comunista: «Caro compagno, è stato eletto Papa del Vaticano il pericolosissimo e famigerato Karol Wojtyla, nemico dei sistemi socialisti, per cui sarà necessario screditarlo o distruggerlo come immagine pubblica, oppure eliminarlo fisicamente». E quasi ci riuscirono con l’attentato del 13 maggio 1981 (ricorrono domani i 42 anni esatti, ndr): Guzzanti rivela di avere ricevuto nel 2006 dall’attentatore Ali Agca, in carcere in Turchia, il seguente messaggio: «Se lei, Presidente Guzzanti, mi farà uscire da questo carcere, io le prometto di consegnarle viva Emanuela Orlandi». Guzzanti era all’epoca Presidente di una Commissione d’inchiesta: «Agca usava il rapimento della Orlandi come moneta di scambio per la sua liberazione e lo faceva sia con l’allora Cardinale Ratzinger che con lo stesso Wojtyla. Intanto, arrivò la notizia che l’ostaggio promesso dai generali bulgari era stato effettivamente catturato. E questo semplice e tragico fatto permise al mancato assassino di distruggere tutto quanto aveva confessato fingendosi pazzo, dichiarandosi Gesù Cristo tornato in terra e rendendo giudiziariamente inservibili le sue dettagliate confessioni. Poi l’ha usata come offerta di scambio: la mia libertà in cambio di Emanuela Orlandi. La Orlandi per avere la libertà». Sono passati 40 anni ma le “teorie” e le accuse non sono affatto finite.