“Salario minimo in legislatura”: l’ok della Cgil alla proposta del Ministro Orlando

«L’ipotesi di una via italiana al salario minimo che utilizzi come parametro i contratti già siglati, secondo me è a portata di mano se c’è un’intesa tra le parti sociali. Non può essere una cosa calata dall’alto. Entro la Legislatura? Perché no se si trova una quadra»: il Ministro del Lavoro Andrea Orlando tira dritto sul fronte salario minimo, spiegando nel podcast di “La Repubblica” i motivi che lo hanno portato a presentare la bozza di patto con le parti sociali. La “via italiana” al salario minimo, per contrastare l’aumento dell’inflazione e la crisi economica, vede al momento l’appoggio della Cgil di Maurizio Landini: «Io non voglio conflitti, ma risolvere problemi. Oggi la situazione è più grave di due anni fa, quando è iniziata la pandemia».



Entrambi uniti nel ribattere alle critiche della Confindustria (qui sotto il focus, ndr), Orlando e Landini concordano nella necessità che lo Stato attui una politica di “rialzo” degli stipendi con una soglia però non fissata dal Parlamento bensì dalla media dei contratti già stipulati: «la nostra proposta non richiederebbe modifiche normative particolari, non sarebbe infatti il Parlamento a fissare il salario minimo, ma lo si desumerebbe dalla media dei contratti nazionali», spiega ancora il Ministro in quota Pd a “Rep”. «E questo aiuta perché non avverrebbe per legge ma si utilizzerebbe la negogaziazione. Però ripeto, serve l’accordo di tutte le parti sociali. Senza, non si può fare», conclude Orlando. Landini spiega che il progetto non è da poco anche se realizzarlo non sarà affatto semplice: «Nel nostro Paese abbiamo tanti contratti pirata e arrivare a una legge sulla rappresentanza che stabilisca per tutti, anche per le partite Iva, un minimo sotto il quale nessuna azienda può andare (non solo per la paga oraria, ma per tutto ciò che è trattamento complessivo, dalle ferie agli infortuni) significa che la competizione la giochi sulla qualità del lavoro e del servizio, non sul fatto che ti pago di meno».



Salari e imprese, lo scontro Orlando-Confindustria. Bonomi: “è un ricatto”

Di mezzo c’è la contrarietà manifestata negli scorsi giorni dalla Confindustria di Carlo Bonomi, tutt’altro che concorde nel porre un salario minimo per le aziende: «Dire aiuti alle imprese con aumento dei salari è un ricatto. Che modo è di porsi da parte di un ministro della Repubblica? È questo il patto che ci proponete? Noi crediamo che sia un’altra strada».

Secondo il n.1 degli industriali, intervenuto alle celebrazioni per i 50 anni della confederazioni degli industriali in Emilia-Romagna, la vera rivoluzione non è il salario minimo e l’aumento degli stipendi, bensì «Il vero taglio che dobbiamo fare – ha concluso Bonomi – è quello del cuneo fiscale: questa è equità sociale. Questa è la strada che dobbiamo perseguire». Già negli scorsi giorni il Ministro del Lavoro Orlando si era detto sorpreso e infastidito dal termine “ricatto” utilizzato da Confindustria: «Mi sorprende questa reazione da parte di Confindustria perchè mi da l’idea di una inconsapevolezza di quello che si può produrre nei prossimi mesi in questo paese in termini economici e sociali. Se non sapremo essere capaci di far fronte in modo differenziato e con più strumenti ad un aumento dell’inflazione – avverte l’esponente Pd – rischiamo una crisi sociale, ma anche una caduta della domanda interna. Ed è di questo che si dovrebbero preoccupare». Nel podcast registrato su “Repubblica” è poi lo stesso Landini con Orlando a opporsi allo schema di Confindustria: «se Bonomi pensa che l’aumento dei salari – utile pure per sostenere i consumi – è una questione che non dev’essere affrontata, fa un errore che va anche contro le imprese che rappresenta. Sono veti che bloccano il Paese, da rimuovere in fretta». Per il Ministro occorre l’accordo di tutte le parti sociali, «senza, non si può fare», conferma Orlando criticando la posizione di Bonomi. Per Landini e l’intera Cgil bisogna arrivare allo scontro con Bonomi, «È cambiato il mondo, è la Confindustria dei no! Di fronte al disastro che stiamo vivendo, continua a far finta che non ci sia stata una pandemia, non esista una crisi sociale»; per il Ministro del Lavoro invece occorre mediare ancora, «Con loro in questi mesi abbiamo stretto molti accordi, sull’emergenza sanitaria, lo smart working, gli ammortizzatori. Forse c’è una postura del presidente Bonomi a porsi come uomo forte, che capisco ma non sempre aiuta un ragionamento sereno».