Non bastava il semi-strappo con Italia Viva e il caso-Bonafede nel M5s, ora anche il Partito Democratico offre motivi di “spine” nel Governo Conte alle prese ancora con il fatidico e mai pubblicato Decreto Maggio: nasce tutto dall’intervista di oggi a “La Stampa” (firma Fabio Martini) del vice segretario Pd Andrea Orlando, con il titolo-shock «Se lo Stato finanzia le aziende deve un posto nei Cda». Il tema è quello delle imprese e degli aiuti che ancora tardano ad arrivare anche per lo scontro tutto interno al Governo tra l’ala di maggioranza “statalista” e la minoranza “produttività” che invece vorrebbe liberalizzare ancora di più le aziende e non costringere, con giù il dramma della crisi economica, a rimanere “ostaggio” dello Stato. Sempre il vice Zingaretti spiega nell’intervista che «non vi è nulla di ideologico ma se prendi i finanziamenti ci deve essere la garanzia che non demoralizzi o tagli la manodopera».
Ebbene, in un Governo già sull’orlo della crisi di nervi scoppia il definitivo putiferio: inizia Renzi, «in tempi di crisi in tutto il mondo gli Stati danno soldi alle imprese per ripartire: prestiti o contributi a fondo perduto. Solo in Italia qualcuno chiede che lo Stato in cambio abbia posti in Consiglio d’Amministrazione. Noi siamo contrari. Sovietizzare l’Italia? No grazie», ma prosegue il collega Pd Nannicini «Le idee vintage e i poltronifici non servono. No allo Stato nei Cda delle imprese. Sì a uno Stato che fa il suo lavoro e porta avanti chi è nato indietro: ammortizzatori e diritti per tutti, cig pagata in tempo, investimenti su tecnologia e ambiente, istruzione di qualità».
L’INTERVISTA DI ORLANDO E IL CAOS NEL GOVERNO
La polemica corre, con anche Carlo Calenda e le opposizioni di Centrodestra che attaccano il Governo e il Pd nel loro volere mettere «più Stato nelle imprese», cosa tra l’altro non esclusa ieri dal Premier Conte nella lunga intervista al Fatto Quotidiano. Resta però un “giallo” ed è quello che accade poco dopo l’esplodere della polemica: in una breve nota il Pd stesso interviene in difesa di Orlando attaccando La Stampa per un titolo considerato fuorviante, «è totalmente privo di fondamento come risulta evidente dalle stesse dichiarazioni del vicesegretario Pd riportate fedelmente dal quotidiano nell’intervista». Del resto sempre questa mattina era stato il Segretario Zingaretti ad allontanare ogni possibile “statalizzazione” delle imprese, proprio sulla scia delle parole di Orlando «balle l’ipotesi di statalizzazione delle imprese, nessuno ci ha mai pensato».
E così torniamo ad Orlando e a quanto spiega lui stesso nell’intervista che ha causato una “frana” sul Governo in un momento già delicato: «Il tema è valutare se lo Stato debba entrare per un determinato periodo, in modo da garantire che l’impresa mantenga gli impegni assunti nel momento in cui riceve finanziamenti a fondo perduto da parte dello Stato. Nessuno ha proposto che lo Stato entri nella governance delle imprese, né che si proceda a nazionalizzazioni». Come ha ricordato però il Ministro Boccia questa mattina, la statalizzazione no ma «partecipazione alla trasformazione delle aziende e del legame delle aziende con il territorio» quello il Pd lo pensa e lo ha proposto, trovando il niet di Italia Viva e di parte del suo stesso gruppo parlamentare. «Penso che Orlando nella sua intervista si riferisca alle imprese che hanno il ‘fisico’, ovvero a quelle aziende che hanno una dimensione tale da consentire di misurarsi sui mercati internazionali e non alle decine di migliaia di piccole e piccolissime imprese che rappresentano il tessuto produttivo del nostro Paese, Mi sembra – insomma – una proposta che merita attenzione, una proposta seria» ha concluso il Ministro dem per gli Affari Regionali Francesco Boccia.