Ornella Vanoni è tra gli ospiti di punta di “Una storia da cantare“, lo show trasmesso sabato 25 luglio 2020 in prima serata su Raiuno. Una carrellata di artisti pronti a regalare ai telespettatori una serata all’insegna della grande musica italiana. Tra questi anche una delle icone della musica italiana, artista di raro talento e raffinatezza che, ancora oggi, ammalia e conquista con la sua voce unica. La Vanoni, dalle pagine di Vanity Fair, ha fotografato il momento storico in cui viviamo facendo un’attenta riflessione sulla condizione della donna. “Le femministe non ci sono più. Esistono le donne che ce l’hanno fatta e sono molte, anche se non si può certo dire che in assoluto la donna viva un gran momento” – ha dichiarato la cantante che prosegue dicendo – “Chiede all’uomo cose inutili: “Quanto guadagni?” o “Che lavoro fai?”, e intanto avanza un esercito di pseudo modelle magre se non anoressiche, sempre arrabbiate perché non mangiano, davanti al quale il maschio fugge sollevato: “Sei questa? Allora tu stai a casa tua che io sto a casa mia”. Poi ci stupiamo che siano diventati tutti froci. Io dico che è normale, donne così farebbero fuggire chiunque”. Controversa e mai banale, Ornella Vanoni si fa portavoce del romanticismo augurandosi che un giorno possa tornare tra noi e soprattutto ad una tipologia di donna come la cantava Roberto Vecchioni: “che non sia per forza stronza come un uomo”.
Ornella Vanoni: “Ho lavorato tantissimo e oggi dovrei essere ricca”
Oggi Ornella Vanoni è una donna e un’artista diversa. “Cerco di vivere in maniera meno ansiosa e provo a non incazzarmi più. Da ragazza mi infiammavo per una sciocchezza. Oggi non ne ho più voglia, vivo molto meglio e voglio ridere” – ha detto l’interprete de “L’appuntamento” che parlando dei tempi moderni però ha una serie di precisazioni da fare. “Abbiamo vissuto in epoche cupe, penso agli anni ’70, tempi in cui ci si sparava in mezzo alla strada, e li abbiamo superati proprio perché sapevamo che sarebbero passati” – ha detto la Vanoni parlando del passato. Sul presente, invece: “qui il problema è che non si sa dove si va a parare. Non abbiamo più un’identità, e se ce l’abbiamo è indirizzata dal denaro. Il mondo è in mano a cinesi, russi e arabi. Comprano interi pezzi di Paese. Sanno che siamo deboli. Tra un po’ suoneranno al campanello di casa nostra e acquisteranno anche noi”. Poi si sofferma sulla sua lunghissima e straordinaria carriera di attrice e interprete rivelando: “ero timidissima e, a causa di un’insicurezza cronica, ho fatto fatica. Arrossivo e cercavo la mia identità tra un silenzio e un azzardo. A 15 anni mi rasai a zero e mi feci bionda. Dormivo poco. Mi facevo schifo. Avevo paura. Un inferno”. Una donna piena di paure: da quelle per i soldi al punto che precisa “ho lavorato tantissimo e oggi dovrei essere ricca. Invece di soldi non mi sono mai occupata, non ho mai controllato i conti, ho dato carta bianca a una banca che mi ha fregato 4 miliardi di lire e ho dissipato tutto quel che ho guadagnato. Sono stata una cretina e mi si è rivelata una verità: quando hai paura di qualcosa la perdi”. Quelle paure oggi hanno lasciato spazio ad una nuova Ornella: “ne sono uscita dopo tanti anni, con un grande sforzo. Adesso non solo non ho più paura, ma da quando l’anno scorso sono stata a Sanremo, mi sono definitivamente liberata”.
Ornella Vanoni e Giorgio Strehler: “l’amore finì anche perché non ce la facevo più”
Non solo artista di raro talento, Ornella Vanoni è anche una delle interpreti più belle e raffinate della musica italiana. La sua vita sentimentale è a tutti gli effetti un romanzo: dall’amore per Giorgio Strehler a quello per Gino Paoli con cui ha condiviso anche il palcoscenico. Sicuramente la storia con il regista teatrale e direttore artistico l’ha segnata nel profondo come ha raccontato nell’autobiografia “Una bellissima ragazza” in cui confessa di aver fatto uso di cocaina e non solo. Parlando proprio di Giorgio Strehler ha dichiarato: “lo seguii fino a quando mi fu possibile perché se stai con un uomo ci stai fino in fondo, poi arriva un momento in cui questa sensazione di invincibilità che ti porta a fare Milano-Parigi in un giorno lascia spazio alla stanchezza, alla voglia di riprendere in mano la tua vita, al desiderio di realtà. Con Giorgio finì anche perché non ce la facevo più”. Anche il vizio della droga è durato quanto la storia con Strehler: “è legato agli anni con Giorgio”, anche se recentemente ha raccontato – “adesso la sera fumo una canna prima di addormentarmi. Mi serve per dormire, per 20 anni l’ho fatto poco e male. Sa cos’è? Le persone come me hanno un cervello simile a una lampadina che non si spegne”.