Una classe infinita, accumulata in una carriera che ha pochi paragoni in Italia. 86 anni, se non fosse per qualche lievissima imperfezione, non lo si direbbe mai ascoltando questo bellissimo “Unica”, suo primo disco di canzoni inedite da otto anni. Una classe che l’ha sempre contraddistinta, evitandole cadute di tono – tante – della sua unica possibile rivale, quella Mina che una volta poteva rivaleggiare con le più grandi cantanti mondiali, ma di cui oggi nonostante il rituale del disco annuale, è solo una pallida imitazione. Ornella Vanoni no, è sempre la stessa, la cantante della tristezza, dei sentimenti più intimi, del coraggio di essere donna e quello che comporta, la solitudine soprattutto.



“Unica”, prodotto alla perfezione da Mauro Pagani che riproduce quel suono splendido di una volta, tra jazz e malinconie autunnali orchestrali, riporta Ornella Vanoni ai suoi momenti migliori. E questo nonostante si sia affidata a autori “giovani”, leve degli ultimi anni che dimostrano che impegnandosi, si possono cogliere risultati che segnano. La firma che compare di più, in alcuni casi con Ornella, è quella di Fabio Ilacqua, autore per tantissimi, da Mina a Celentano a Massimo Ranieri, ma anche Francesco Gabbani nel suo tormentone vincitore di un Sanremo, Occidentali’s Karma. Lo stesso Gabbani appare come autore, insieme a Pacifico e la stessa Vanoni, in quello che forse è il brano più bello del disco, Un sorriso dentro al pianto, pianoforte e accompagnamento  orchestrale in cui la cantante esplode al massimo delle sue capacità vocali. Pacifico è anche autore di Inizio, sofferente meditazione sugli amori della vita, bei suoni jazzati, grande apertura vocale ancora una volta, mentre Carmen Consoli è autrice e appare in un riuscito duetto con la latineggiante Carezza d’autunno.



Specialmente quando ridi di Ilacqua e Vanoni, è un altro dei brani migliori: lenta, soffusa, con la malinconia che solo lei sa esprimere, con la nebbia di Milano nei polmoni e negli occhi (“Milano che dorme e un ultimo tram (…) Milano che sbadiglia, ripartono i tram”).

Divertente è La mia parte in duetto con il co-autore ancora una volta Fabio Ilacqua,  con fiati a risposta, una filastrocca caraibica che ricorda certe cose dell’Enzo Jannacci più scanzonato. Finendo con l’omaggio dell’amico Renato Zero con Ornella si nasce sognante ballata in chiave jazz. Come un sogno finisce un disco che è tutto un sogno. Una classe infinita, dicevamo, che riporta ai giorni meravigliosi di capolavori come L’appuntamento: “Ornella, saggia e affascinante, leggera, imprevedibile e irresistibile, come la magica brezza delle mattine d’estate: in una parola UNICA”, come dice il produttore Mauro Pagani. Per dirla ancora meglio, con le parole di Jorge Luis Borges che lei stessa ha scelto: “Non c’è nessuna cosa al mondo che non sia misteriosa, ma tale mistero è più evidente in certe cose che in altre: nel mare, nel colore giallo, negli occhi degli anziani e nella musica”.