Il mercato dell’oro negli ultimi tre anni sta attraversando una particolare tendenza che non si era mai vista prima, almeno non per così tanto tempo. Il prezzo del metallo prezioso, infatti, continua a superare i record che di giorno in giorno segna, e ha raggiunto la soglia del 2.200 dollari per oncia (precisamente 2.185,19), sorretto in quest’ultimo periodo dalla ripresa economica degli USA che porterà, auspicabilmente, ad una riduzione dei tassi d’interesse.



La teoria borsistica, infatti, vuole che l’oro sia una sorta di riserva sicura, che attira l’attenzione degli investitori soprattutto in occasione della ripresa dopo le crisi, quando i tassi alle stelle iniziano ad abbassarsi (il gioco è semplice, quando costa poco acquisto, attendendo l’aumento di prezzo dovuto agli investimenti). Tuttavia, la particolarità di questi ultimi tre anni è che, nonostante i tassi alle stelle e gli investitori occidentali scoraggiati dagli acquisti del materiale prezioso, i prezzi non sono mai calati veramente come la teoria, appunto, prevederebbe. In altre parole, da tre anni l’oro sembra essere ancorato al suo rendimento reale in area dollaro ed ora, a fronte dell’attesa riduzione dei tassi, gli investitori tornano ad acquistare, portando il suo valore alle stelle.



Perché il valore dell’oro continua ad aumentare?

Il Sole 24 Ore ha cercato di capire come mai vi sia questa particolare tendenza nel mercato dell’oro, inspiegabile considerando solo la teoria borsistica che, per decenni, è sempre stata tale. Le ragioni sarebbero almeno due: Cina e Russia. La prima, infatti, nell’ultimo periodo ha acquistato ingenti quantità di materiale prezioso, portando in appena due anni le sue riserve da 825 tonnellate (nel 2022) ad oltre 2.257 tonnellate (ultimo dato disponibile). Non solo il governo, perché con la crisi generalizzata in Cina, anche i cittadini sono sempre più interessati all’oro, storicamente visto come una riserva di denaro più stabile della cartamoneta.



Ma non è solo la Cina ad aver puntato i suoi riflettori sul minerale prezioso, perché anche la Russia sta giocando, nel mercato, una partita importante. Si tratta di uno dei principali produttori al mondo, ma pesantemente indebolito dalle sanzioni per la guerra in Ucraina ed impossibilitato a commerciare con l’occidente il suo oro. Questo, però, continua a circolare, soprattutto all’interno della borsa di Hong Kong, oltre che negli Emirati e in Turchia. La Russia, inoltre, usa il minerale come valuta, talvolta per scambiarlo in euro o dollari, come scoperto lo scorso agosto dall’intelligence USA.