Una nuova sentenza del tribunale amministrativo federale (TAF), ha riconosciuto l’importanza del segreto commerciale alla base della mancata indicazione dei fornitori, dei  quattro colossi svizzeri che producono lingotti di fama mondiale.

Oro, Svizzera: il principio di trasparenza e quello di segretezza fiscale

La querelle giudiziaria prende piede da quando una ONG, la Società svizzera per i popoli minacciati (SPM), aveva fatto ricorso all’autorità giudiziaria, invocando la legge federale sul principio della trasparenza e pretendendo che i 4 colossi indicassero i nomi dei fornitori d’oro per il periodo 2014-2019 7, con l’intento di verificare il rispetto per la forza lavoro, argomento di interesse pubblico.
L’amministrazione federale delle dogane (Afd), aveva inizialmente respinto la richiesta ma poi, a seguito di una mediazione ha ordinato immediatamente la divulgazione dei dati che ha scatenato l’opposizione delle quattro raffinerie. Queste sono riuscita a far valere il principio di segretezza industriale che cardinale nell’interesse privato delle aziende, vincendo quindi il giudice anche perché la questione è oltretutto coperta dal segreto fiscale, che ha la priorità sul principio di trasparenza.

Oro, Svizzera: il ricorso a Losanna

La sentenza tuttavia non è ancora vincolante già che potrebbe essere sempre impugnata al tribunale federale di Losanna, un ricorso che la Società federale dei popoli svizzeri a seriamente considerato.
Intanto loro che in questi giorni ha viaggiato sulla soglia dei 1920 dollari per oncia dopo aver toccato i massimi storici superiori ai duemila dollari per oncia, sicuramente spinto dal l’incertezza della guerra in Ucraina, è in una situazione di stallo e, secondo esperti, potrebbe addirittura viaggiare al ribasso qualora toccasse il minimo dei 1800 dollari per oncia.


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