L’oroscopo del turismo 2023 è incerto, e pur contando sul buon abbrivio iniziato la scorsa estate e proseguito in autunno e in questa porzione d’inverno, non si può ancora dire certo nella stabilizzazione delle performances, visti i tanti rebus ancora da risolvere. Che sono ormai ben noti: il conto energetico, l’inflazione e il costo lievitato delle materie prime, il gap finanziario, la concorrenza sperequata delle piattaforme, la carenza di personale.
Punto primo, le bollette. Nonostante gli interventi del Governo, resta il problema maggiore per moltissime imprese del settore, che non potendo usufruire dello status agevolato di “energivore” si trovano ad affrontare solo con le proprie forze le nuove spese sproporzionate, con il risultato di assottigliare sempre più le marginalità. In pratica, a parità di risultato, oggi si spende molto di più per ottenerlo, e i guadagni spesso sono un ricordo.
Punto secondo, inflazione e materie prime. Il denaro costa caro: dopo dieci anni di tassi zero, nel 2022 è ricomparsa l’inflazione, e il conseguente rialzo dei tassi d’interesse. La carenza di materie prime (riflesso dei lockdown, dei trasporti a lungo in paralisi, della cronica conversione di manifatture locali in servizi, con la resa alla produzione straniera), la guerra e l’energia rincarata causano la rarefazione dei beni e l’impennata dei prezzi. L’inflazione è rapida nella risalita, e, ben che vada, molto più lenta nella normalizzazione. Tutto fa presagire una fase recessiva, alimentata dal costo dell’energia che nonostante il price cap resterà alto per tutto il 2023. Il risultato è sovrapponibile a quello del punto primo: a parità di risultato, oggi si spende molto di più per ottenerlo.
Punto terzo, il gap finanziario. L’accesso agli affidamenti agevolati dei decreti sostegni succedutisi in pandemia arriva al bilanciamento, con il ripianamento dei debiti. E non sempre le imprese dell’industria del turismo hanno la capitalizzazione e il flusso di cassa sufficienti a farne fronte. Le richieste di moratoria su mutui e finanziamenti al settore non sembrano aver ottenuto ascolto. Nel Sostegni ter, l’articolo 5-bis, lo scorso marzo, aveva modificato la disciplina della sospensione degli ammortamenti, estendendo al 31 dicembre 2022 la facoltà di “sospendere temporaneamente il costo delle immobilizzazioni materiali e immateriali, per tutti i soggetti che non adottano i principi contabili internazionali”. Dopodiché…
Punto quarto, la concorrenza delle piattaforme. Da ieri, è in vigore la nuova norma per gli “affitti brevi” (che recepisce il Digital service act dell’Ue), che obbliga le società come Airbnb o Booking.com a comunicare i propri dati al fisco, per ottenere più trasparenza. Dovranno quindi emergere dall’opacità i redditi percepiti, i codici fiscali dei locatori, i dati catastali degli immobili affittati. Si tratta di una deterrenza all’affitto selvaggio che minaccia la sopravvivenza di un tessuto urbano fatto di residenti, e non solo di turisti. Nello stesso tempo, è un calmiere nel confronto tra camere affittate e strutture alberghiere, queste ultime da sempre obbligate a regimi fiscali ignorati dalle prime.
Punto quinto, il personale. La disaffezione per mansioni a lungo private di motivazioni, gratificazioni, obiettivi condivisi e senso d’appartenenza, di prospettive, adeguate retribuzioni e rispetto per i tempi di vita, s’è impastata con la sospensione creata dalla pandemia, con il risultato di 300 mila posti vacanti nella filiera del turismo. Gli operatori si trovano adesso a dover invertire la tendenza, a costruire una nuova cultura d’impresa che dia dignità a tutti e a tutti i livelli, un senso del brand che generi fidelizzazione anche tra gli stagionali, con adeguata formazione, riconoscimenti economici e partecipazione agli obiettivi.
Ma i rebus per l’oroscopo del turismo vedono un ultimo, enorme punto di domanda: stanti tutti gli impegni a carico degli operatori che producono quel valore del 13% del Pil, come si potrà declinare l’impegno del Governo nella creazione di una solida ripresa del comparto, basata su nuovi criteri di innovazione, qualità, competenze? I vari mini-fondi messi a disposizione fin qui somigliano pericolosamente alla pioggerella di contribuzioni così spesso fatta cadere su vari settori per mantenere stabile la soglia di un consenso poco convinto, ma in parte accontentato nell’immediatezza di cassa. Così però non si producono risultati a lungo termine, anzi: si finisce solo per alimentare lo status quo.
Il vero bonus, oggi, sarebbe quello di progettare un futuro che dia all’Italia un’industria del turismo forte, rinnovata, competitiva, elaborando gli strumenti (finanziari, formativi, digitali) necessari al cambio di pelle.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI