L’Orsa Amarena è stata uccisa a fucilate in quanto l’aggressore aveva paura di essere a sua volta aggredito. Questo quanto riferito dall’uomo, individuato dai carabinieri, così come si legge sul sito di SkyTg24.it: “Ho sparato per paura, ma non volevo ucciderla. L’ho trovata dentro la mia proprietà ed è stato un atto istintivo, impulsivo”, le parole rilasciate ai militari dell’Arma dallo stesso aggredito. La notizia ha ovviamente fatto il giro dell’Italia in breve tempo, provocando la reazione indignata dei più, a cominciare da quella del direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise Luciano Sammarone, che parlando con i microfoni dell’agenzia di stampa italiana Ansa ha detto: “Abbiamo detto e ridetto ‘siamo modello, l’Abruzzo è modello’. Non siamo modello di niente. Davanti agli omicidi che sentiamo al telegiornale, l’uccisione di un’orsa sempre niente a confronto, ma non è così. Chiediamoci quanti pollai abusivi ci sono nel territorio, con baracche e baracchini”.



Sammarone ha aggiunto: “L’orsa era entrata in una recinzione. Per il resto non sappiamo nulla della dinamica dei fatti. I giudizi vanno rimandati a dopo. Fino a quando non conosciamo come sono andate le cose non emettiamo giudizi, ognuno dovrebbe tenersi il proprio anziché fare il processo su Facebook. Comunque, io ho difficoltà a credere che si sia trattato di difesa. L’orsa Amarena non ha mai attaccato nessuno. Ma anche io non giudico e non mi esprimo fino a quando le indagini riveleranno che cosa è accaduto”. Ora si teme per la vita dei cuccioli dell’orsa Amarena, con più di 100 uomini fra carabinieri e dipendenti della Forestale che stanno cercando gli animali anche grazie all’ausilio di droni e di altre strumentazioni. I piccoli si stanno cercando presso il Comune di San Benedetto dei Marsi, così come si apprende da fonti vicini alle forze dell’ordine. In moto una vera e propria task force per cercare di trarre in salvo i due cuccioli che saranno sicuramente spaesati e impauriti, scappati dopo aver perso la mamma. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



ORSA AMARENA UCCISA A FUCILATE IN ABRUZZO, PARCO NAZIONALE E REGIONE: “ATTO GRAVISSIMO”

E’ stata uccisa nella notte fra giovedì 31 agosto e venerdì 1 settembre, l’orsa Amarena, così come fatto sapere dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Ad ammazzarla, come si legge sul sito di TgCom24, è stato un uomo alla periferia di San Benedetto dei Marsi, in provincia de L’Aquila, dove l’orsa è stata abbattuta a fucilate. Una volta appresa la notizia sul luogo segnalato si è recato un veterinario che non ha potuto fare altro che accertare la morte dell’orso, mentre l’uomo che ha sparato è stato identificato dai Guardiaparco e poi affidato ai carabinieri.



Il Parco Nazionale d’Abruzzo, attraverso una nota ufficiale, ha commentato l’episodio parlando di fatto gravissimo: “I rilievi per accertare la dinamica dei fatti sono in corso, così come il personale del Parco è impegnato a individuare i due cuccioli dell’orsa per valutare il da farsi. L’episodio è un fatto gravissimo, che arreca un danno enorme alla popolazione che conta una sessantina di esemplari, colpendo una delle femmine più prolifiche della storia del Parco. Ovviamente non esistono motivazioni di nessuna ragione per giustificare l’episodio visto che Amarena, pur arrecando danni ad attività agricole e zootecniche, sempre e comunque indennizzati dal Parco anche fuori dai confini dell’Area Contigua, non aveva mai creato alcun tipo di problema all’uomo”.

ORSA AMARENA UCCISA IN ABRUZZO: LA CONDANNA DI MARSILIO

Sulla vicenda si espressa anche la regione Abruzzo, condannando i fatti attraverso il presidente Marco Marsilio: “un atto gravissimo nei confronti dell’intera Regione che lascia dolore e rabbia per un gesto incomprensibile. In tutti questi anni le comunità fuori e dentro ai parchi hanno sempre dimostrato di saper convivere con gli orsi senza mai interferire con le loro abitudini. Mai un orso ha rappresentato in Abruzzo un qualunque pericolo per l’uomo, neanche quando si è trovato a frequentare i centri abitati. L’atto violento compiuto nei confronti del plantigrado non ha alcuna giustificazione”.