La convivenza tra gli orsi in Trentino e gli esseri umani si sta rivelando sempre più complicata: sembra essere esplosa una “guerra”. Il caso è al centro di un’inchiesta giornalistica di Filorosso Revolution, la trasmissione condotta da Federico Ruffo che manderà in onda nella puntata di oggi, 23 luglio 2024, che ha inizio alle ore 21:20 su Rai 3, immagini inedite ed esclusive sulla complicata convivenza che è stata riscontrata negli ultimi quattro anni, ma da un punto di vista diverso. L’ultimo caso è quello del turista francese a Dro che è stato aggredito e ferito lo scorso 16 luglio dall’orso bruno del Trentino più anziano, KJ1, che ha 23 anni.



Il Tar di Trento ha sospeso la seconda ordinanza di abbattimento dell’orsa, che era stata firmata dal presidente della Provincia autonoma Maurizio Fugatti, dopo che la prima era stata sospesa venerdì. In entrambi i casi il tribunale è intervento dopo i ricorsi delle associazioni animaliste. Non è la prima volta che si assiste a uno scontro a colpi di sospensioni, un problema legato anche al fatto che, come evidenziato dal Post, da un lato l’amministrazione provinciale preferisce che vengano uccisi gli orsi problematici, anziché essere catturati e ridotti in cattività, dall’altro ci sono gli animalisti che sono contrari all’uccisione degli orsi.



ORSI IN TRENTINO: CONVIVENZA PROBLEMATICA CON GLI UOMINI

La questione della convivenza tra gli orsi e gli uomini in Trentino è tutt’altro che risolta, anche perché, come rilevato dallo zoologo del Wwf Marco Antonelli, il numero di questi animali è cresciuto velocemente negli ultimi due decenni, arrivano a circa 100-120 esemplari, di cui il 90% è presente nel Trentino occidentale. Per l’esperto non è possibile spostare gli orsi in altre aree in quanto le popolazioni locali non lo accetterebbero e perché sarebbe una scelta insensata dal punto di vista biologico, perché non ci sarebbero scambi genetici e quindi questi animali finirebbero per sparire.



Antonelli al Fatto Quotidiano suggerisce un cambiamento di abitudini a livello del singolo: non bisognerebbe frequentare i sentieri in ore crepuscolari e quando gli orsi sono più attivi, sarebbe meglio girare in gruppo o almeno in due persone, perché così l’orso, sentendo la voce, si allontanerebbe, visto che in generale gli attacchi non sono predatori, ma azioni difensive in risposta a una loro paura. D’altra parte, le istituzioni devono preparare le persone in modo adeguato: a tal proposito il zoologo del Wwf accusa la Provincia autonoma di Trento di non aver puntato sulla prevenzione negli ultimi 15 anni, non diffondendo informazioni corrette, ad esempio, tramite cartelli adeguati nei sentieri e nelle strutture ricettive. Non si sta facendo abbastanza anche per i cassonetti anti-orso.

LA PROPOSTA DI MARCO ANTONELLI (WWF)

Secondo Marco Antonelli non vanno chiusi i sentieri, bisogna invece segnalare che ci sono orsi tramite i cartelli: a tal proposito, lamenta che sul sito della Provincia non ci sono aggiornamenti tempestivi riguardo le segnalazioni di questi animali con cuccioli. Inoltre, boccia la proposta di un’applicazione, in quanto localizzandoli si potrebbe favorire il bracconaggio.

Al Fatto Quotidiano ricorda la soluzione proposta da tempo dal Wwf in chiave sicurezza, cioè legalizzare l’uso del “bear spray“, uno spray anti orsi al peperoncino, che non è come quello che si trova sul mercato per la difesa personale. Per la legge italiana è un’arma, invece in Nord America è usato ampiamente. Chiaramente andrebbe utilizzato con delle accortezze, ad esempio bisognerebbe introdurre l’obbligo di effettuare dei brevi corsi per imparare a usarlo e iscrivere l’acquisto in un registro.