Alessandro Orsini all’attacco del Corriere della Sera. Il professore di Sociologia del terrorismo alla Luiss a Cartabianca annuncia un’iniziativa legale contro il quotidiano per l’articolo sulla rete di Putin in Italia in cui viene citato. «Mi sono sentito molto dispiaciuto per il Corriere della Sera, per il crollo dell’immagine professionale del direttore Luciano Fontana, per il crollo della credibilità del giornale», ha esordito il docente. Dopo aver rimproverato al Corriere di aver messo in atto «una campagna di diffamazione contro gli intellettuali liberi che si oppongono alle politiche inumane del governo Draghi in Ucraina volte a sirianizzare la guerra», ha spiegato che è stata «condita» anche da fake news. In primis, non è stato licenziato dalla Luiss. «Non poteva farlo, la Costituzione glielo avrebbe impedito». Inoltre, non è stato rimosso dal suo incarico di direttore dell’osservatorio.



I toni di Alessandro Orsini si sono fatti più duri quando ha tirato in ballo il premier Mario Draghi. «Secondo l’ordinamento italiano, i vertici dei servizi segreti rispondono a lui. Quindi, se non smentirà di aver incaricato i servizi segreti di indagare su di me e altri intellettuali liberi, allora io affermo che non è degno di essere il presidente del Consiglio in Italia. I servizi segreti dipendono da lui! Altrimenti può smentire». A questo punto ha annunciato che farà «causa al Corriere della Sera per quell’articolo diffamatorio».



“LE RAGIONI DELL’ODIO DELLA RUSSIA”

Nel corso del suo intervento a Cartabianca, Alessandro Orsini ha ringraziato Michele Santoro «per quello che ha fatto e fa per la libertà d’informazione. Mi domando cosa ne sarà della democrazia quando i pochi Santoro in circolazione non ci saranno più». Ma ha soprattutto analizzato le ragioni dietro le durissime parole di Medvedev: «Una è storica: la Russia è come un toro impazzito, che è stato infilzato tante volte, visto che l’Occidente le ha inflitto tante sconfitte. La seconda ragione è che lui interpreta un sentimento collettivo, di odio nei confronti dell’Occidente. Questo sentimento corre dal 1999, col bombardamento della Nato contro la Serbia, poi si è alimentato di continuo, perché la Russia non ha mai accettato di non essere più quella di un tempo, quindi c’è un problema di orgoglio nazionale». Il docente della Luiss, comunque, non se la sente di condannarlo: «Siamo sullo stesso piano, abbiamo detto di Putin qualsiasi cosa». Quindi, è passato all’analisi degli scenari, lanciando una proposta: «Io sento il peso della nostra responsabilità. Per ogni errore condanniamo a morte altri ucraini. I miei obiettivi sono tre. Bisogna salvare il governo di Zelensky, preservare un pezzo di Ucraina democratica che poi un giorno possa entrare in Ue e proteggere la popolazione civile».



ORSINI “PACE ORA O KIEV RASA AL SUOLO”

A proposito di scenari, Alessandro Orsini ha spiegato il bivio in cui si troverà l’Occidente quando la Russia avrà completato la conquista del Donbass. «Se la Nato non chiuderà i cieli e non invierà soldati, ad un certo punto la Russia conquisterà tutto il Donbass. Se nel momento di pausa l’Occidente dirà che bisognerà continuare a inviare armi, Putin muoverà su Kiev e la distruggerà come Mariupol. La raderà al suolo, decapiterà il governo e noi avremo finito questo discorso». Anche per questo motivo secondo il docente della Luiss bisogna spingere sulla soluzione diplomatica, «accettando delle concessioni territoriali, perché se l’è fatte da sé. Con una posa muscolare, condanniamo a morte altre migliaia di ucraini». Bisogna, infine, fare in fretta: «In questo momento è in atto una mattanza in Donbass, ci sono ucraini letteralmente massacrati».