Alessandro Orsini, lo storico che da sempre si è opposto alle idee dominanti in merito alla guerra tra Russia e Ucraina, ha affrontato il tema della morte del generale Prigozhin, ex comandante del gruppo Wagner vittima di un incidente aereo. Una fatalità, o almeno così sembrerebbe, ma che dimostra, secondo lo storico, quattro verità fondamentali, e sottovalutate, in merito al conflitto, al potere in Russia e al destino che attende l’Ucraina.



“La rivolta del capo Wagner”, spiega Orsini sul Fatto Quotidiano analizzando la prima verità, “ha rafforzato il regime di Putin anziché indebolirlo“. Non ci sono, infatti, prove che il centro di potere russo sia in qualche modo sfaldato, né che il popolo abbia manifestato il suo dissenso, scendendo in piazza e chiedendo la destituzione del nuovo Zar. Un altro dei punti importanti emersi con grande forza dopo la morte del Wagner, evidenzia Alessandro Orsini, è che i media italiani continuano a non comprendere la Russia. Le previsioni presentate, infatti, “non sono altro che desideri infantili. Putin non piace, allora la Russia andrà in bancarotta, sarà sconfitta” e così via, ma la realtà smentisce ogni volta queste previsioni.



Orsini: “Se Putin volesse usare l’atomica, nessuno di opporrebbe”

Un altro punto focale del discorso di Orsini è la sottovalutazione, generale, della guerra. Kiev, infatti, non potrà resistere senza ulteriori mobilitazioni, alle quali ne seguirebbero, certamente, altre da parte di Mosca, con il rischio, ad un certo punto, “che la Russia dichiari guerra all’Ucraina e decreti la mobilitazione generale“. Similmente, la stessa consegna degli F-16 “renderà la guerra molto più tragica di oggi”.

Infine, l’ultimo punto fondamentale che Orsini ci tiene a sottolineare è che, se la morte di Prigozhin fosse stata veramente architettata da Putin, significa anche che “nemmeno una persona si è frapposta nella verticale di potere per avvisare i passeggeri”. In altre parole, la catena di comando russa “è talmente salda che un ordine di Putin equivale alla pressione su un bottone”. Un fatto da non sottovalutare, sostiene Orsini, perché se è così tanto salda, “l’eventuale ordine di usare armi nucleari rischia di non trovare oppositori o sabotatori”.