L’AFFONDO DEL PROF. ORSINI: “PUTIN È UN CRIMINALE, CHI MI CENSURA UGUALE”
«Chi mi attacca è uguale a Putin»: a parlare a “Libero Quotidiano” è il professore Alessandro Orsini, professore associato del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Luiss di Roma, autentico protagonista delle ultime settimane di analisi sulla guerra in Ucraina nei principali talk show politici nostrani.
Polemico e non poco con l’azione dell’Occidente nei confronti della guerra, Orsini si è attirato non poche antipatie politiche e accademiche per le sue posizioni non “allineate” allo schieramento pro-Ucraina. Il docente continua a ritenere «schifoso» e «criminale» Vladimir Putin ma non da meno chi, secondo Orsini, vorrebbe censurarlo per le sue idee geo-politiche. «Chi paragona Putin a Hitler dovrebbe sapere che una grande potenza revanscista nel cuore dell’Europa non consente di creare un ordine internazionale stabile. La guerra nasce perché la Russia si sente una nazione ferita; umiliarla aggraverebbe la situazione», aggiunge il professore nella sua lunga analisi “anticonformista”, auto-definita da Orsini stesso come “contro-narrazione”. «Ho introdotto un nuovo paradigma; molte persone vedono la guerra con oc- chi diversi grazie alla mia contro-narrazione. Non temo di rimanere solo. L’educazione alla libertà si fonda sull’educazione al coraggio. Torniamo a leggere Nietzsche», ribadisce aggiunge nel suo pensiero liberale di amare chiunque lo odi, «Non mi spaventano né le censure né gli attacchi diffamatori. La società aperta mi ha dato la libertà». È per questo motivo che Orsini si dice spaventato dal tentativo di censura per le sue idee: «È una nuova forma di totalitarismo. Oggi un hacker isolato, che scriva insulti sulla pagina Facebook di un’università, provoca la censura o il licenziamento di un docente. È una barbarie culturale. Chi mi taccia di putinismo è il vero putinista». Lo stesso Presidente russo, secondo Orsini, ha un piano in testa criminale ma che non ha visto l’opposizione ferma in tempo dell’Europa: «ha in testa l’idea che l’Ucraina fosse già nella Nato. Kiev ha offerto il proprio territorio alla Nato per condurre decine di esercitazioni militari. Non faceva parte della Nato, ma aveva un piede nell’Alleanza e l’Alleanza aveva un piede in Ucraina».
ORSINI: “SONO UN EUROPEISTA LIBERISTA CROCIFISSO DA SEDICENTI DEMOCRATICI”
«Vorrei innanzitutto chiarire che sono un convinto europeista. Per questo critico Bruxelles, che non si è resa conto di quanto stava succedendo in Ucraina benché fosse evidente»: era cominciata così la chiacchierata tra il professor Orsini e il condirettore di “Libero” Pietro Senaldi. Nelle varie ospitate di queste settimane infatti più volte è stata messa in discussione la posizione “atlantista” del professore della Luiss.
Orsini invece tiene a ribadire che il problema dell’Unione Europea di oggi è che si fa «trascinare da Boris Johnson, un oltranzista che disprezza la Ue, eletto per recidere i legami tra Londra e il Continente». Europeista ma profondamente critico sull’operato dei vertici Ue così come per Nato e Uk; europeista e filo-Occidente, si sente «crocifisso per le mie idee da barbari sedicenti democratici» ma anche «pacifista realista, metto il realismo al servizio della pace, ma sono favorevole all’industria militare italiana. L’Italia deve avere un esercito potente per non finire male come l’Ucraina». Orsini contro Putin ma contro anche i vertici occidentali: «Bruxelles, gestione inadeguata della crisi. Ursula von der Leyen non difende gli interessi degli europei. Lei e la Merkel dovrebbero rendere conto di molte cose. La guerra in Ucraina ci impone di rivedere certi giudizi un po’ celebrativi». Criminale di guerra Putin, colpevole anche chi però non si rende conto – o non vuole rendersi conto – che «in questo delirio collettivo i giusti sono quelli che inviano armi a Kiev ma danno un miliardo al giorno a Mosca…». Contro corrente e polemico, il docente della Luiss spiega sempre a “Libero” di stare con l’Occidente ma di essere anche realista, «preferisco l’etica della responsabilità che valuta gli effetti a quella della convinzione che agisce sulla base di principi astratti».