Il professor Alessandro Orsini torna a difendersi dagli attichi che riceve subito dopo i suoi interventi televisivi. “Ho sempre condannato con la massima fermezza l’invasione di Putin, lo considero un dittatore brutale. Sul sito di cui sono direttore ho pubblicato decine di articoli per raccontare gli omicidi politici di Putin, le violazioni dei diritti umani. Sono un grandissimo sostenitore della società libera, ma ci sono stati degli equivoci. Questo perché mi è stato chiesto se condannassi l’invasione e io parlai di caso di violenza simbolica“, afferma a Cartabianca il docente della Luiss ed editorialista del Fatto Quotidiano. Ma inevitabilmente le sue affermazioni sono destinate a suscitare almeno un dibattito. Parla, infatti, di violenza simbolica, “una forma di violenza lieve esercitata con la complicità della vittima“.



Il docente di Sociologia del terrorismo internazionale alla Luiss spiega che viene attaccato perché “quando l’uomo è sopraffatto dalle informazioni, entra in modalità di mentalità da codice binario. Non si colgono più le sfumature, quindi o si è filoputiniani o filoamericani. La mente si chiude“. L’altro motivo è una mancanza di libertà in Italia di discutere di politica internazionale. “Il mio problema è che ho pensato di poter parlare in tv di questo come lo faccio negli Stati Uniti, ma l’Italia è culturalmente arretrata in materia di sicurezza internazionale, va avanti per luoghi comuni. In Italia ci sono forze politiche che vogliono impedire di parlarne liberamente; invece, negli Stati Uniti vengono prese le idee migliori per elaborare le strategie più efficaci. Io sono dentro il modello occidentale, anzi vorrei spingere in avanti il modello del mio Paese“. In Italia c’è un problema di intolleranza nei confronti delle voci discordanti. “C’è una forte contrazione delle libertà individuali. Si può verificare anche nella vita quotidiana. C’è un clima intimidatorio“, accusa Orsini.



“PUTIN TORNERÀ ALL’ATTACCO DI KIEV”

Eppure per quasi un’ora a Cartabianca il professor Alessandro Orsini ha potuto parlarne liberamente. In quella successiva può parlare liberamente delle sue teorie sulla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. “Putin è entrato in Ucraina con un obiettivo minimo, il Donbass, e uno massimo, prendersi tutto il Paese. Adesso cercherà di assicurarsi il Donbass, ma se noi non stabiliamo un dialogo vero con Putin, a mio giudizio le probabilità che attacchi nuovamente Kiev aumenteranno. Si muoverà da nord verso sud per chiudere l’Ucraina in questo modo, per impedire l’ingresso di rifornimenti e munizioni. E quello che potrebbe succedere è una moltiplicazione di massacri e stragi“. Il docente della Luiss evidenzia di aver avuto ragione. “Avevo detto che la strategia dell’Europa di mandare armi in Ucraina avrebbe portato ad una mattanza e i fatti mi hanno dato ragione. Abbiamo avuto molti più morti tra civili e soldati da quando abbiamo dati armi all’Ucraina. La tesi era che dando le armi si dava potere negoziale all’Ucraina, ma ad oggi i fatti stanno dando ragione a me. Non sono stato così sadico da dire di stare a guardare, serviva un’altra strategia“. Il problema non è solo Putin, ma “l’intransigenza di Zelensky“, perché “Putin chiedeva la neutralità e la rinuncia nell’ingresso della Nato“, ma non ha accettato. Orsini però dà per scontato che sia solo questo quello che voleva Putin…



“EUROPA SI È MOSSA MALE, SOTTOVALUTA PUTIN”

Se avessimo avuto Berlusconi o Prodi presidente della Commissione Ue questa tragedia non sarebbe scoppiata“, prosegue Alessandro Orsini a Cartabianca. Il problema ora, secondo il docente, è riuscire a fermare Vladimir Putin. “Siamo andati troppo avanti. Quello che dobbiamo fare è evitare di fornirgli incentivi per puntare anche su Kiev. Dargli Crimea e Donbass? Se li prende da solo. C’è stato un arco temporale in cui l’Europa si è mossa male“. Inoltre, per il professore diamo per scontato che gli ucraini vogliano davvero resistere. “Avete chiesto ai bambini ucraini massacrati se volevano resistere? Abbiamo una rappresentazione distorta dei fatti. I discorsi sulla resistenza sono uno stratagemma per nascondere che non stiamo facendo niente per la pace. Cosa stanno facendo il governo Draghi e l’Europa per la pace? Stiamo sottovalutando Putin. Negli anni ’90 la Russia era disastrata, ora ci ha preso tutti per il naso“. Come? “Prima ci ha legati a lui energeticamente, poi ha scatenato la guerra affinché finanziassimo il massacro. È uno statista perché è intelligente, la Nato vuole rappresentarlo come un deficiente, ma così avremo molti altri morti“, ha concluso Alessandro Orsini.