Non si sono placate le polemiche per le nuove dichiarazioni di Alessandro Orsini sulla guerra in Ucraina e il paragone con la Seconda guerra mondiale. Una bufera che ha travolto anche Luiss, università nella quale riveste il ruolo di docente di Sociologia del terrorismo. In realtà era anche direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale. Ma ora Orsini è costretto ad aggiornare il suo curriculum vitae, segnando come finita tale esperienza professionale. In serata, infatti, Luiss ha fatto sapere in una nota che l’Osservatorio è stato chiuso.



Nel comunicato si precisa che «l’accordo di collaborazione con Eni per la realizzazione dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, affidato dall’ateneo al professor Alessandro Orsini, è giunto a scadenza da circa due mesi e non sarà rinnovato». Questo il motivo per il quale i canali di comunicazione dell’Osservatorio, tra cui il sito internet “sicurezza internazionale”, non risultano più attivi. La notizia era stata anticipata nel pomeriggio da Repubblica, che citava fonti dell’ateneo.



CAOS ALLA LUISS PER ALESSANDRO ORSINI

Per il quotidiano si tratta di un «netto ridimensionamento» da parte della Luiss, ma Alessandro Orsini resterà comunque professore associato nel dipartimento di Scienze politiche. Nel frattempo il sito dell’osservatorio è stato subito rimosso dall’università intestata a Guido Carli, che quindi ha deciso di non confermare l’incarico. Una decisione legata al mancato rinnovo dell’accordo con Eni, ma per Repubblica è possibile che la decisione sia stata indirizzata dalle ultime dichiarazioni di Orsini. Pare, inoltre, che la decisione fosse già auspicata da molti docenti, tra cui luminari come Sabino Cassese.



Ci sono state anche reazioni più forti, come quella del giornalista e saggista Claudio Velardi, già capo dello staff di Massimo D’Alema a Palazzo Chigi: ha annunciato oggi l’addio alla Luiss, in evidente polemica, seppur non esplicita, con Alessandro Orsini. «Da molti anni insegno in un Master Luiss, vergognandomene un po’ perché non mi sento mai all’altezza, ma piuttosto fiero di essere parte di un network di qualità. Ho deciso di non farlo dal prossimo anno. È il momento di compiere qualche piccolo gesto di ribellione civile».