Un’operazione antidroga dei carabinieri del Nucleo operativo di Orvieto, denonimata “Indagine Villalba”, si è conclusa poche ore fa con l’esecuzione di diverse misure cautelari a carico di soggetti di nazionalità marocchina ritenuti coinvolti in una vasta rete di spaccio di stupefacenti nel territorio umbro di Allerona, provincia di Terni. Secondo quanto reso noto dai militari, in manette sarebbero finiti spacciatori attivi nel parco della Selva di Meana, in località Villalba,
Il blitz è scattato alle prime luci dell’alba di oggi, 8 agosto, e ha visto impegnati i Carabinieri della Compagnia di Orvieto a conclusione di una complessa attività investigativa condotta dall’Aliquota Operativa del NOR. I militari hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare personale emessa dal gip del Tribunale di Tern, su richiesta della locale Procura, nei confronti dei sei cittadini di origine nordafricana indagati. Le persone attualmente in carcere sono due, altri quattro soggetti sono destinatari di divieto di dimora nelle regioni Lazio e Umbria. A loro carico, riferiscono ancora i militari in una nota a margine dell’operazione appena conclusa, le ipotesi di concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina e hashish.
Operazione antidroga dei carabinieri di Orvieto: la ricostruzione dell’indagine “Villalba”
Il bilancio della complessa indagine “Villalba”, condotta dai carabinieri di Orvieto e coordinata dalla Procura di Terni, vede quindi sei indagati sottoposti a misure cautelari tra carcere e divieti di dimora. Gli inquirenti spiegano che l’attività ha consentito di “accertare come il sodalizio criminale, nel periodo compreso tra il mese di aprile ed ottobre 2022, gestisse una vera e propria piazza di spaccio in località Villalba del Comune di Allerona, utilizzando il bosco come luogo di occultamento e vendita della sostanza” e arrivando a imporsi come “punto di riferimento per i consumatori dell’intera zona“.
L’indagine sarebbe stata condotta tramite attività ad ampio spettro tra osservazione, controllo e pedinamento e ha permesso agli investigatori di delineare quello che viene definito dagli stessi come “un oggettivo quadro probatorio” capace di focalizzare “con esattezza le responsabilità” dei soggetti coinvolti. Nel corso delle indagini, i militari avrebbero accertato 700 cessioni di stupefacenti per un valore di circa 19mila euro. Alcuni clienti dei presunti spacciatori, inoltre, secondo la ricostruzione dei carabinieri si sarebbero resi disponibili a rifornire di beni di prima necessità i pusher, coprendone quindi la presenza nel bosco, “per accattivarsi l’amicizia” dei pusher. Due dei sei indagati, tra i destinarati delle misure di divieto di dimora, risultano al momento irreperibili.