Sono passati più di 11 anni da quando un (almeno, sulla carta) gioioso San Valentino si trasformò in un vero e proprio incubo per l’allora famosissimo Oscar Pistorius, protagonista dell’omicidio immotivato e violento della sua fidanzata Reeva Steenkamp – modella laureata in legge, all’epoca dei fatti 29enne -, conosciuta un annetto prima e frequentata da poco meno di 4 mesi: era il 2013 e la coppia stava trascorrendo la notte del 12 febbraio nell’abitazione sudafricana dell’ex campione paraolimpico quando i vicini – in seguito a diverse urla e a quattro colpi di pistola – chiamarono i soccorsi.



La scena che trovarono paramedici e agenti di polizia era impietosa, con la povera Reeva Steenkamp riversa senza vita in una pozza di sangue e un Oscar Pistorius che apparve spaesato e preoccupato, pronto a difendersi da quella che sarebbe diventata – nell’arco di poche ore – un’accusa di omicidio intenzionale. Dalle ricostruzioni – e poi arriveremo anche alla versione dell’ex campione e all’accusa dei familiari della vittima – apparve chiaro che la donna si trovava nel bagno dell’abitazione, uccisa da tre dei quattro proiettili sparati dalla pistola legalmente detenuta dal velocista; mentre nel resto dell’abitazione non c’erano segni di effrazione o di scontri.



Oscar Pistorius e l’omicidio di Reeva Steenkamp: cosa è successo tra la versione dell’ex campione e la tesi dell’accusa

Il primo a parlare dell’omicidio di Reeva Steenkamp fu – ovviamente – lo stesso Oscar Pistorius che raccontò ai numerosi inquirenti accorsi sulla scena di aver reagito d’istinto a dei rumori che lo avevano allertato nel cuore della notte, provenienti dal bagno della sua abitazione: in preda al panico afferrò la sua pistola e, pensando che dall’altra parte si nascondessero dei ladri, ha aperto il fuoco quattro volte; per poi sfondare la sottile porta con un calcio e rendersi conto di quello che ha sempre definito un tragico errore.



Dal conto loro – invece – i legali della famiglia della modella 29enne hanno raccontato una storia diversa, smontando la versione dell’ex campione paraolimpico e parlando di una relazione tra i due a dir poco conflittuale, permeata dalla gelosia e da un’aggressività latente: tesi confermata anche da quasi (una sola esclusa) tutte le ex partner di Pistorius, che l’hanno descritto come un uomo geloso, collerico e ossessionato dalle armi; mentre dal punto di vista del movente la madre della Steenkamp ha raccontato che sua figlia era intenzionata – proprio quella notte – a lasciare il fidanzato, tanto da avere già pronte tutte le sua valigie.

I processi a carico di Oscar Pistorius e la scarcerazione all’inizio del 2024

Sull’omicidio di Reeva Steenkamp e sull’eventuale responsabilità di Oscar Pistorius le indagini non si sono certo risparmiate e hanno presto delineato uno scenario in cui l’unico colpevole possibile altri non era che lo stesso campione, che avrebbe agito – diversamente dal suo stesso racconto – proprio per quel ventilato abbandono da parte della sua fidanzata: inizialmente fu condannato a soli 6 anni di carcere, ma l’accusa impugnò immediatamente la sentenza, portando il secondo grado di giudizio ad aumentarla a 13 anni per il reato di omicidio volontario.

Continuando – ancora oggi – a dirsi innocente, dopo aver scontato la prima metà della sua pensa Oscar Pistorius ha chiesto di trascorrere (coerentemente con la legge sudafricana) il resto della pena ai domiciliari: ad inizio anno – nella completa segretezza – ha lasciato il carcere ed ora sembra trascorrere la sua pensa detentiva nella villa sudafricana di suo zio Arnold; mentre per ingiunzione della corte gli è proibito rilasciare interviste con i media.