Ieri, a Oslo, un trentaduenne norvegese ha sequestrato un’ambulanza e ha tentato di investire dei pedoni, fortunatamente senza causare vittime ma facendo 5 feriti. Si tratta di un ex funzionario di polizia, che secondo le autorità norvegesi è in contatto con l’estrema destra. Dopo i fatti di Halle, in Germania, dove un terrorista ha colpito la comunità ebraica durante la festa dello Yom Kippur, quali sono i rischi di recrudescenza del terrorismo di estrema destra? Ma soprattutto, i molti terroristi dell’Isis in mano ai curdi che a causa dell’invasione turca rischiano di essere liberati, potranno arrivare in Europa? Lo abbiamo chiesto a Stefano Piazza, esperto di sicurezza e terrorismo. “Non sono diplomatico”, ci ha detto, “il rischio è reale, la Turchia non ha mai fatto nulla per la sicurezza dell’Europa. E con l’attacco ai curdi la rende ancora più fragile”.
Come vanno inquadrati i fatti di Oslo? C’è un rischio recrudescenza del terrorismo di destra?
Il terrorismo che fa riferimento all’area di estrema destra, la stessa che negli Usa viene definita suprematista, è un pericolo reale che può manifestarsi in qualsiasi momento. Hanno una forte tendenza all’emulazione: ad esempio il terrorista neozelandese Brenton Tarrant aveva inciso sul suo fucile i nomi di altri assassini.
E poche settimane fa ad Halle, in Germania, c’è stato un attentato di stampo antisemita.
Secondo i racconti del padre, questo deviato, Stephan Balliet, dava la colpa agli ebrei di qualsiasi fallimento personale. In rete ci sono centinaia di siti che parlano di supremazia della razza bianca. La cosa che preoccupa è che queste vicende hanno intervalli di tempo breve, Halle è di poche settimane fa e oggi poteva essere una strage.
I servizi segreti italiani sono ancora un’eccellenza, come ci ha già detto?
I servizi segreti italiani sono tra i più performanti al mondo. Grazie a loro e al comparto sicurezza italiano si scoprono molte cose anche all’estero, e si evitano diversi attentati. Il ruolo dell’Italia è fondamentale nella sicurezza europea, dopo il prezzo durissimo che ha pagato nella lotta al terrorismo politico e mafioso. Il terrorismo di stampo mafioso è un rischio ovunque: la criminalità organizzata sembra sia dietro l’omicidio di un avvocato in Olanda. Ma all’estero, in Olanda come in Svezia o in Svizzera, non ci ascoltano.
Il procuratore Nicola Gratteri disse: “In Europa non capiscono la mafia”.
Sono d’accordo con lui, anzi voglio rincarare la dose: se dopo un fatto come la strage di Duisburg non si comprende l’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia e nei flussi di denaro in Germania, io non direi che non si riesce a capirla. Io direi che non si vuole.
Il rischio di infiltrazioni terroristiche tra i migranti sui barconi provenienti dall’Africa è reale?
Questo tema è estremamente scivoloso, perché si presta con facilità alla demagogia. C’è, c’è stata e ci sarà la concreta possibilità che ci siano casi di infiltrazioni di questi combattenti sui barconi. Un attentatore del Bataclan è arrivato da un campo profughi greco, ci sono le prove. Ma anche senza nuovi arrivi, ci sono già molti terroristi in Europa.
Quanti sono?
Sono almeno 50mila persone che attentano alla sicurezza europea. Solo in Francia, ci sono 30mila persone schedate nella “fiche S”, una lista delle personalità ritenute pericolose per la sicurezza nazionale, inserite in archivi speciali. Mickael Harpon, l’informatico della procura di Parigi che ha ucciso 4 suoi colleghi, era addetto a redigere queste liste. In Francia al momento ci sono 27 funzionari ritenuti a rischio radicalizzazione.
C’è il rischio che arrivino foreign fighters dell’Isis, nascosti tra i profughi siriani, dalla rotta balcanica?
Sì: la rotta balcanica è molto battuta, chi li fa passare è abile e usa documenti falsi. La Turchia ha sempre collaborato a questo traffico attraverso ufficiali corrotti dell’esercito. E crea i presupposti perché ci sia un flusso di queste persone dal suo territorio e dalla Grecia, attraverso la rotta balcanica.
Quali sono le responsabilità della Turchia?
La Turchia è uno Stato che fino ad oggi, pur essendo membro della Nato, ha solo reso la sicurezza europea più fragile: prima ha fatto entrare i foreign fighters, poi gli ha dato le armi, e ora li ha fatti uscire. Nel silenzio generale, Erdogan crea le condizioni perché l’Europa sia vittima di una nuova ondata di terrore.
Anche perché, attaccando i curdi, fa sì che vengano liberati i guerriglieri dell’Isis loro prigionieri.
Nelle carceri curde ci sono 11mila combattenti dell’Isis. I curdi hanno versato il loro sangue al posto nostro contro l’Isis, e ora ci voltiamo dall’altra parte. Ci meriteremmo che aprissero le porte delle loro prigioni. Ma non lo faranno, perché sono un popolo fiero e orgoglioso. Dovremmo arrossire per la vergogna.
(Lucio Valentini)