Ci mancava pure l’esplosione-implosione del parcheggio antistante il Covid Center dell’Ospedale del Mare, a Napoli, dove si aperta una voragine di 50 metri – per fortuna senza dover contare morti e feriti – che ha provocato un grande spavento per inghiottire alla fine qualche automobile che era ferma lì.



Il cedimento, probabilmente dovuto a infiltrazioni d’acqua per la pioggia persistente di questi giorni, è avvenuto all’alba di venerdì 8 gennaio quasi a inaugurare l’anno nuovo con un monito severo: mentre qui si litiga per conquistare la poltrona di candidato a sindaco, la città sprofonda e se ne cade.



L’incidente sembra aderire alla perfezione allo stereotipo della narrazione metropolitana: in quale altro posto poteva franare un’area prospiciente un ospedale, peraltro dedicato agli asintomatici del morbo, nei giorni immediatamente precedenti alla decisione dei colori da attribuire alle Regioni?Non poteva che accadere a Napoli e a Napoli è accaduto. Anche perché l’antica capitale del Regno mal si acconcia a perdere il primato delle notizie estreme e doveva recuperare l’attenzione persa con l’attacco al Parlamento americano da parte dei sostenitori del Presidente molto malvolentieri uscente.



Qualcuno, sulle prime, ha pensato potesse trattarsi di uno scherzo del Vesuvio che si è messo a brontolare come logica conseguenza della mancata liquefazione del sangue di San Gennaro nel terzo dei misteri celebrati nell’anno, quello di dicembre. L’ipotesi è stata presto scartata, ma era di sicuro suggestiva. Il botto avrebbe potuto essere la conseguenza di un cortocircuito o di un attentato malavitoso. Anche in questo caso le piste sono state presto valutate come improbabili e scartate. Non resta che addebitare i danni all’acquazzone che si sta abbattendo senza fine sull’intero Paese distribuendo disagi un po’ dovunque.

Quando la natura si fa ostile poco si può per fronteggiarla. Ma il fatto è che l’Ospedale del Mare è stato completato da poco per essere presentato come un gioiello del quale poter andare fieri considerata la dotazione tecnologica e le soluzioni architettoniche di cui è provvisto. Un vanto durato poco.

Che Napoli sia costruita su grotte e cunicoli è cosa risaputa. Le cavità del sottosuolo sono immense e molto numerose. Pertanto i crolli sono eventi che si devono mettere nel conto. Ma una minaccia conosciuta andrebbe neutralizzata con azioni preventive di verifica e consolidamento; di monitoraggio poi.

Soprattutto, manca una cultura della manutenzione con conseguenze disastrose per le cose e le persone. Ne abbiamo, purtroppo, più esempi di quanto sarebbe necessario. E se è vero che il fenomeno si configura ormai come un vizio nazionale è anche vero che la città gruviera ha un primato poco invidiabile.

Con un’aggravante di non poco conto: che quello che si rompe difficilmente si riesce ad aggiustare. I tempi di reazione sono così lunghi da sfiorare l’eternità. C’è sempre un motivo, una ragione da poter esibire all’opinione pubblica, perché qualsiasi guasto risulti irreparabile. Un guaio nel guaio.