I timori per la continuazione della ripresa sono dovuti alla diffusione rapida della variante Delta per lo più tra i non vaccinati che comporta il rischio di nuove chiusure, dall’aumento del costo delle materie prime e conseguente rischio di inflazione, dalla percezione – in America e nell’Eurozona – che si avvicini il termine delle politiche monetarie super-espansive.
Analizziamo. Al momento i dati più recenti relativi all’impatto del rischio varianti sugli andamenti economici lo mostrano minimo perché il mercato valuta che non comporti letalità e che sia contrastabile dalla vaccinazione. Pertanto il problema è la quantità di vaccinazioni e non la varianza del virus, l’industria farmaceutica pronta a intervenire. Inoltre, nel G20 di Venezia è stato lanciato un programma mondiale anti-pandemia e suo finanziamento.
Il rischio di inflazione appare temporaneo e contrastabile. Le Banche centrali inizieranno restrizioni solo dopo segnali concreti di consolidamento della ripresa. In sintesi, è più probabile che la ripresa continui, certamente in America ed Europa, e probabilmente nel resto del mondo, pur non escludendo rallentamenti, ma non tali da produrre effetti sistemici.
Una ricerca della Fondazione Edison ha rilevato che l’export italiano è terzo al mondo e secondo nell’Ue, ma verso il primo posto. Tuttavia, una parte rilevante della politica non considera l’Italia una potenza industriale mondiale e preferisce enfatizzarne i punti di crisi e l’assistenzialismo piuttosto che consolidare questa potenza stessa con leggi che facilitino la crescita e la (ri)qualificazione dei lavoratori, risolvendo così il problema della povertà residua e quello delle aziende che non trovano mano d’opera qualificata.
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