La giustizia minorile non è fatta solo di carcere, infatti il dipartimento ad hoc non deve concentrarsi solo su di esso. Lo assicura Andrea Ostellari, sottosegretario leghista al ministero della Giustizia con delega ai minori, in un’intervista al Foglio in cui riconosce la «necessità di modernizzare le strutture». D’altra parte, «c’è soprattutto bisogno di diversificare l’esecuzione della pena, perché riteniamo che questa debba adattarsi alla situazione dei singoli ragazzi, spesso caratterizzata da fragilità come la dipendenza da sostanze stupefacenti». Ostellari, dunque, delinea le intenzioni del governo sulle carceri minorili, visto che il problema del sovraffollamento non riguarda più solo il circuito penitenziario degli adulti. «Siamo ovviamente a conoscenza di questi dati e stiamo lavorando proprio per trovare correttivi a questa situazione».



Da quando il governo Meloni si è insediato, sono state aperte sezioni che erano chiuse, così come istituti, oltre a dare impulso a lavori che erano fermi. «Stiamo poi lavorando per aprire, attraverso programmi regionali, delle comunità socio rieducative e sanitarie, perché abbiamo visto che molti ragazzi hanno bisogno anche di investimento nella cura», aggiunge Ostellari, ricordando che molti sono detenuti infatti per reati legati alla tossicodipendenza. «Stiamo portando avanti questi programmi in Campania, Lombardia, Veneto, a Roma. Insomma, il nostro impegno è massimo».



GIUSTIZIA MINORILE, GLI INTERVENTI DEL GOVERNO

Andrea Ostellari al Foglio annuncia che entro metà anno saranno immesse 170 nuove unità di polizia penitenziaria, mentre in questi giorni saranno introdotti 50 funzionari pedagogici, così da «rimpinguare una pianta organica che era ferma da moltissimo tempo». Il sottosegretario leghista alla Giustizia evidenzia che è stata raccolta «una situazione quasi abbandonata, e quindi stiamo recuperando e invertendo la marcia». Nell’intervista respinge l’accusa secondo cui il numero dei detenuti minorenni sia cresciuto a causa del decreto Caivano, introdotto dal governo a settembre per estendere la possibilità di ricorrere alla carcerazione preventiva per i minorenni. «Il provvedimento è entrato in vigore da poco tempo. I dati purtroppo sono in aumento per effetto della moltiplicazione di episodi gravi di criminalità, che non sono toccati dal decreto Caivano».



Ostellari rimarca che il decreto, comunque, «non prevede solo repressione, ma anche misure di prevenzione». Lo è l’ammonimento, che attiva un alert alla famiglia, il daspo e la messa alla prova anticipata, che permette di risarcire la comunità del danno arrecato, tramite un programma di lavoro socialmente utile. «Il disagio giovanile, comunque, non è e non può essere solo un problema di giustizia, ma va affrontato in maniera corale, con tutte le istituzioni». Questo vuol dire, secondo il sottosegretario leghista, intervenire su scuola, famiglia, sanità e sport, creando così «luoghi di sana aggregazione». Ma va anche affrontato il tema della pena, utile se rieduca, «altrimenti diventa inefficace e diventa un soggiorno momentaneo in un luogo in cui il detenuto trascorre il suo tempo svogliatamente prima di rientrare nel mondo identico a com’era prima». Questo a maggior ragione per la giustizia minorile, visto che si ha a che fare con giovani da educare, non rieducare.