Continuano le lentissime e problematiche operazioni per portare in salvo Ottavia Piana, la speleologa 32enne che dal pomeriggio di sabato 14 dicembre è bloccata all’interno della profonda e labirintica grotta dell’Abisso di Bueno Fonteno – nella bergamasca – dopo una rovinosa caduta a circa quattro ore di distanza dell’ingresso: attualmente nelle operazioni sono stati coinvolti circa 126 tecnici e speleologi esperti del Soccorso Alpino che sono riusciti a riportare Ottavia Piana in una zona più accessibili e che contano di completare il soccorso – assicurandola alle ormai necessarie cure del 118 – entro mercoledì o, nella peggiore delle ipotesi, giovedì mattina.
Partendo dal principio, è bene ricordare che l’incidente di cui è stata vittima Ottavia Piana risale allo scorso sabato quando è entrate nella grotta di Buone Fonteno con un piccolo gruppo di colleghi: l’obiettivo era quello di mappare una zona praticamente inesplorata del fitto reticolo di corridoi labirintici, ma dopo aver percorso una distanza di circa 4 ore di cammino (pari a circa 4 o 5 km dall’ingresso) è scivolata a parecchi metri di profondità procurandosi diverse fratture al viso, allo sterno e alle gambe.
Perché il salvataggio di Ottavia Piana procede a rilento?
A quel punto, i colleghi che erano con Ottavia Piana hanno percorso a ritroso l’intero dedalo di cunicoli lanciando un allarme che è stato immediatamente colto dal Soccorso Alpino: fin da subito, per quanto complessa l’operazione è apparsa realizzabile e la macchina dei soccorsi si è pian piano estesa a tutti i tecnici delle vicine regioni dando inizio ad un lungo via vai di persone che dopo parecchie ore sono riuscite a raggiungere la 32enne assicurandola ad una barella.
A rendere complesso l’intero meccanismo del soccorso ci sono – da un lato – le precarie (ma parrebbe stabili) condizioni di Ottavia Piana che ogni ora di cammino è costretta ad interrompersi per un’altra ora e mezza per ricevere le cure necessarie, una leggera sedazione per evitarle dolori e la nutrizione somministrata con dei gel portati dalla superficie, il tutto senza dimenticare che anche i soccorritori necessitano di riposo periodico e di alternarsi con le squadre che attendono all’esterno; mentre – dall’altro lato – c’è anche la necessità di trasportare la speleologa di peso con l’intera barella alla quale è assicurata in una serie di angusti cunicoli.
Per facilitare il percorso di Ottavia Piana e dei tecnici, la squadra che assiste costantemente la 32enne è preceduta nel cammino da un altro gruppo di soccorritori che hanno il fondamentale compito di rendere più ampi i corridoi di roccia con una serie di micro esplosioni controllate; mentre una volta che sarà uscita – dicevamo prima, mercoledì o al massimo giovedì mattina – la attenderà l’altrettanto difficile percorso per raggiungere l’elisoccorso del 118 impossibilitato ad atterrare nell’area boschiva e che conta di issarla a bordo grazie ad un verricello.
Il precedente incidente di Ottavia Piana e l’importanza delle sue esplorazioni sotterranee
Singolare notare che per Ottavia Piana non si tratta della prima volta che cade vittima di un incidente simile visto che quasi un anno e mezzo fa rimase intrappolata nella stessa identica grotta: in quell’occasione la caduta fu meno grave e più vicina all’ingresso, tanto che dopo circa un giorno di operazioni riuscì a riconquistare la libertà con una serie di lievi fratture che interessarono solamente gambe e braccia della 32enne.
Similmente, in questi difficili giorni per rispondere alle numerose critiche mosse sul web contro Ottavia Piana, Sergio Orsini – presidente della Società Speleologica Italiana – ha messo in chiaro che l’esplorazione della grotta di Bueno Fonteno va ben oltre al semplice divertimento sportivo o alla ricerca di adrenalina ed avventura visto che gli speleologi oltre a mappare delle profondità terrestri inesplorate raccolgono una serie di fondamentali dati utili agli enti pubblici e di ricerca come la presenza di fonti d’acqua e i flussi d’aria.