Ottmar Edenhofer, economista tedesco considerato uno dei massimi esperti mondiali di politica sui cambiamenti climatici, in una intervista a Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha commentato quanto emerso dalla Cop28. “Il fatto che fin dall’inizio sia stato creato un fondo per i danni climatici è stata una svolta diplomatica. Al di là della questione stessa, la linea di demarcazione tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo, che è stata a lungo insostenibile, si è attenuata per la prima volta”, ha sottolineato.
La Conferenza tuttavia è stata anche ricca di polemiche, soprattutto ai danni del presidente Sultan al-Jaber, che avrebbe affermato che non vi è alcuna necessità scientifica di rinunciare al petrolio, al gas e al carbone. “L’affermazione è scientificamente sbagliata. Se vogliamo avvicinarci agli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi sul clima del 2015, allora abbiamo bisogno di zero emissioni nette entro il 2050. Ciò significa rinunciare al carbone nella produzione di elettricità, ma non significa che non utilizzeremo più combustibili fossili entro il 2050. Potremo fare a meno del petrolio solo del 67%, perché ne abbiamo bisogno, ad esempio, nell’industria chimica, mentre dovremo ridurre il gas fino al 90%. Si tratta quindi di una riduzione drastica, ma non di una eliminazione completa”.
Ottmar Edenhofer: “Creerei banca centrale europea del carbonio”. L’ipotesi su Ue e cambiamento climatico
I cambiamenti da attuare secondo Ottmar Edenhofer sono tuttavia anche strettamente politici ed economici. “Dobbiamo puntare sull’energia rinnovabile ma allo stesso tempo dobbiamo rendere i fossili più costosi. Non importa quanto parliamo di costruire uno stock di capitale green se non riduciamo lo stock di capitale fossile, altrimenti non saremo in grado di ridurre sufficientemente le emissioni. La narrazione di alcuni politici e influenti fondazioni internazionali è: se sovvenzioniamo le energie rinnovabili al di sotto dei costi di produzione dell’elettricità di carbone, petrolio e gas, allora avremo risolto il problema. Questa è una sciocchezza. I nuovi processi non saranno mai economici come quelli fossili”, ha sottolineato.
L’esperto, in tal senso, ha un’idea chiara su ciò che l’Ue potrebbe fare per la causa. “L’unico modo è dare un prezzo alle emissioni di gas serra. Poiché non esiste un ministero delle finanze europeo, si potrebbe creare una banca centrale per il clima, che si occuperebbe della gestione del carbonio nel territorio. Essa riunirebbe la tariffazione delle emissioni e le tariffe per i pozzi. Ciò sarà particolarmente importante quando venderemo l’ultimo certificato di CO2 nel 2039”, ha concluso.