Un eccezionale bene comune che dev’essere comunque sempre a disposizione di tutti coloro che lo vogliono condividere, o un patrimonio talmente fragile da giustificare le dighe, i ticket dissuasori, i numeri contingentati? O, molto più semplicemente: una città come Venezia può sopportare nella sua parte insulare un carico di oltre 100 mila turisti, come succede in alcuni giorni clou (160 mila – un delirio, a detta della Polizia locale – registrati il lunedì di Pasqua nella città insulare che, escluso il Lido, conta meno di 50 mila anime) sotto gli occhi elettronici delle telecamere che riportano alla Control Room le immagini prese da 350 telecamere e dai “contatori” di persone?



L’overtourism nel capoluogo lagunare è un problema praticamente da sempre, dimenticato nei due anni di pandemia, ma riesploso alla grande adesso, con il ritorno degli stranieri e il riflusso degli italiani, moltissimi mordi e fuggi, vacanzieri di giornata, quelli che non muovono più di tanto la bilancia dei consumi, e che in compenso rendono poco vivibile la città per se stessi, per gli altri turisti, e per i residenti, ovviamente. Nei due anni di lockdown, con una Venezia terribilmente svuotata, si sono cercate soluzioni, invocando una regolamentazione dei flussi, una diluizione stagionale degli eventi tale da disperdere gli arrivi in archi di tempo diversificati, e via dicendo. Ma non si tratta di un problema di facile approccio: il turista, e ancor più il vacanziere di giornata, non intende conciliazioni, vuole essere lì esattamente in quel giorno, pur ben sapendo gli inconvenienti cui andrà incontro, le code, gli assembramenti, le attese sui pontili. Niente da fare, in premio ci sarà il selfie-cartolina che testimonierà “io c’ero”.



Detto questo, e non volendo arrivare drasticamente al numero chiuso, il sindaco Luigi Brugnaro ha annunciato la sua “diga” (il Mose per le acque, il caro ticket per i flussi turistici). A partire dal prossimo agosto, il costo dei biglietti Actv per i vaporetti aumenta di due euro (da 7,5 a 9,5): una fase “sperimentale” per un anno, che si spera funzionerà da deterrente. Ma chi prenoterà la sua visita con largo anticipo su un portale dedicato (si parla di un mese almeno) avrà diritto al vecchio prezzo. Nella fase due, dal 16 gennaio 2023 (come ha annunciato ieri l’assessore comunale al Turismo, Simone Venturini), sarà poi introdotto il ticket d’accesso (per tutti coloro che provengono da fuori regione e che non pernottano in città, sanzioni da 50 a 300 euro), dall’importo variabile secondo il giorno scelto. “Serve equilibrio tra esigenze di residenti e turisti – ha twittato ieri Venturini -: per questo introdurremo la prenotazione per la visita in centro storico. Lo scopo è garantire un’esperienza positiva ai visitatori e migliorare la qualità della vita di chi a Venezia ci vive. Questo è uno strumento rivoluzionario che sarà accompagnato da un più ampio mosaico di tessere per la rimodulazione del turismo su tutti i fronti: commercio, prenotazione dei trasporto, eventi culturali”.



Il regolamento per il contributo di accesso alla città è stato approvato ieri dalla giunta comunale.

Una Venezia, insomma, non a numero chiuso, ma quasi, da prenotare e pagare. Resterà da verificare se quei biglietti rincarati, o dal prossimo anno i contributi d’ingresso, potranno regalare a Venezia una vera sterzata nei flussi turistici, o contribuiranno solo, e marginalmente, a diminuire gli importi della Tari dei residenti (com’è stato detto). 

“Pur condividendo assolutamente la necessità di regolamentare i flussi su Venezia, che ha bisogno di essere preservata e tutelata dal fenomeno dell’overturism, ripreso ancora più del pre-pandemia – commenta Massimiliano Schiavon, Presidente di Federalberghi Veneto -, temo che il rincaro del prezzo del biglietto non basterà da solo a risolvere il problema e a scoraggiare i turisti nel raggiungere Venezia nei periodi più congestionati. Oltretutto nel settore del turismo, come in altri d’altronde, a un aumento di prezzo dovrebbe corrispondere un incremento qualitativo del servizio, cosa che al momento non mi sembra in programma, almeno nelle modalità di trasporto attuali. Così si rischia di penalizzare ulteriormente quella fascia di clienti forse meno sensibile al prezzo, ma più attenta alla qualità del servizio, qualità alla quale Venezia, a mio avviso, dovrebbe puntare”.

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