Razzisti a loro insaputa. Il revisionismo storico ormai sta facendo scuola (è proprio il caso di dirlo perché coinvolta è l’educazione) nel Regno Unito. Secondo il quotidiano inglese The Telegraph che sarebbe venuto in possesso di documenti riservati di alcuni docenti della prestigiosa università di Oxford, dopo l’abolizione di statue di personaggi del passato la cui unica colpa era di essere vissuti all’epoca dello schiavismo, adesso toccherebbe a grandi compositori, anzi i più grandi di sempre, gente come Mozart e Schubert a dover essere aboliti dagli studi musicali. La loro colpa? Era musica che apparteneva a un “sistema rappresentativo colonialista” che potrebbe causare “grande angoscia agli studenti neri“. Eh sì, certo, gli studenti di colore si sentono molto discriminati perché Mozart nel 700 scriveva composizioni orchestrali. Ma loro, i detentori del nuovo potere, politicamente corretto, sanno tutto e dispongono di tutto. Diversi docenti dell’Università di Oxford sostengono che l’attuale piano, che comprende opere di compositori classici come Mozart e Beethoven, si concentra troppo sulla “musica bianca europea dell’era degli schiavi” . Si tratta di supremazia bianca, tanto che lo scopo di questo documento è cambiare il curriculum degli studi musicali, concentrandosi invece che sui grandi compositori del passato sull’hip hop e sul jazz, forme musicali “non eurocentriche”.



LA MUSICA “BIANCA” E LA MUSICA “NERA”

La musica bianca è privilegiata, dicono, e anche gli insegnanti di musica in troppi sono bianchi. Non solo. Anche gli spartiti andrebbero eliminati, la conduzione orchestrale o suonare una tastiera perché “la maggior parte dei tutor per le tecniche sono uomini bianchi”. Si tratta del senso di colpa che affligge la società occidentale, in particolare modo il Regno Unito che ha certamente le sue colpe per aver ridotto in schiavitù e massacrato milioni di persone in Africa e in Asia e che adesso, allineandosi alle richieste del movimento Black Lives Matter, cerca di ripulirsi la coscienza. Il problema è che non lo si fa con autoritarismi come questi. All’inizio di quest’anno all’università di Leicester diversi professori si sono dimessi dopo che sono stati rimossi dai corsi di inglese medievale testi come I racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer e il poema epico anonimo Beowulf, con la professoressa Isabel Armstrong dell’Accademia Britannica che ha polemicamente restituito il suo dottorato onorario. Si tratta di pressioni vere e proprie, razziste a loro volta. Certamente è giusto includere nei corsi musicali anche espressioni del popolo afro americano (non l’hip hop per favore, che è una invenzione dell’industria musicale bianca) e del terzo mondo in generale, ma che cultura potranno avere i giovani di domani se non potranno più ascoltare Mozart? Siamo davanti a un brutale imbarbarimento.

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