Primo stop nella grande caccia al vaccino contro il Covid-19. L’azienda farmaceutica svedese-britannica AstraZeneca ha sospeso momentaneamente tutti i test clinici sul vaccino contro il coronavirus, che sta sviluppando in collaborazione con l’Università di Oxford e l’Irbm di Pomezia, dopo che uno dei partecipanti alla sperimentazione ha accusato una potenziale reazione avversa. Questa sperimentazione, a parte quelle cinesi e russe di cui si sa ben poco, è la più avanzata nei paesi occidentali, essendo già alla fase terza, quella che coinvolge decine di migliaia di persone: “Quando si fanno le prime due fasi – osserva il professor Paolo Bonfanti, direttore Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive, ASST di Monza-Ospedale San Gerardo e docente di Malattie Infettive dell’Università Milano-Bicocca – si procede su qualche centinaio di pazienti al massimo e si colgono gli effetti più frequenti, quelli classici. Ma quando si passa alla fase 3 si sperimenta su migliaia di persone, in questo caso ben 50mila, e con un numero così ampio si notano anche gli effetti collaterali che su un numero piccolo di persone non si vedono”. E su 50mila persone è risultato solo un caso di effetti collaterali, “qualcosa di normale” – assicura ancora Bonfanti – semmai il problema è che si sta procedendo di gran fretta, mettendo già in produzione i vaccini per due motivi. Il primo è giustificato dalla gravità della malattia, l’altro invece fa parte di pressioni politiche, come quelle di Putin e Trump, che non dovrebbero mai entrare negli iter scientifici”.



AstraZeneca ha annunciato una pausa per tutti i test sul vaccino contro il coronavirus. E’ una notizia preoccupante? Significa che la corsa al vaccino sta avendo problemi?

La notizia ha avuto un grande risalto mediatico perché i vaccini normalmente hanno un iter molto lungo, quello classico che vale anche per la sperimentazione dei farmaci. In questo senso, quando si arriva alla fase 3, cioè quando si arriva a un numero ampio di persone per sperimentare l’efficacia del vaccino, si possono notare gli effetti collaterali che su numeri di persone più piccoli non si vedono.



Che cosa significa?

Quando si è nelle fasi una e due, cioè le fasi preliminari, il vaccino viene sperimentato su qualche centinaio di persone. E’ chiaro che si vedono solo gli effetti più frequenti, quelli classici. La fase 3 invece fa emergere gli effetti più rari, che però possono anche essere significativi e che si vedono appunto solo sui grossi numeri.

E’ normale?

Sì, è un passaggio comune a tutti i vaccini che vengono messi in sperimentazione. La notizia non avrebbe dovuto avere tutto questo clamore. 

Questo clamore da cosa deriva? Intanto AstraZeneca ha perso il 6% a Wall Street, il che la dice lunga sugli interessi economici che ruotano attorno alla produzione del vaccino, non crede?



Deriva per prima cosa dall’attesa enorme sulla sperimentazione per il vaccino sul Covid e questo è comprensibile. La seconda ragione dipende dal fatto, anche questo giustificato ma fuori dalle regole, che le aziende farmaceutiche hanno già cominciato a produrre i vaccini ancor prima di avere l’esito degli studi sulla fase 3, e questo spiega la grossa ricaduta economica delle aziende farmaceutiche. Se esce una notizia che può mettere a rischio la buona riuscita della sperimentazione, si verificano subito enormi ripercussioni economiche. Per abbreviare i tempi le società farmaceutiche hanno ricevuto anche finanziamenti pubblici dai governi per produrre “alla cieca”, ancora prima dell’esito, perché abbiamo fretta.

Una sorta di scommessa?

Sì. L’azienda spera che la sperimentazione dia risultati positivi senza aspettare l’esito e comincia già a produrre. Questa è un’altra grande anomalia della situazione in cui ci troviamo. Ma non è finita.

C’è un altro punto?

Il terzo punto è che si avverte una forte pressione da organi che dovrebbero restare fuori dall’ambito di una sperimentazione scientifica, cioè la politica. Prima Putin, poi Trump hanno messo fretta su procedure che devono seguire un iter scientifico che non dovrebbe essere sottoposto ad alcuna pressione .

Trump vorrebbe il vaccino prima del voto del 2 novembre…

Impossibile, perché ci sono effetti a breve termine e altri a lungo termine. Di un vaccino, una volta che le persone vengono a contatto con la malattia, dobbiamo studiare l’effetto protettivo, ma anche la certezza che non trasmetta la malattia stessa. La fase 3, dunque, è necessariamente piuttosto lunga. Avere un vaccino per il giorno delle elezioni americane è impossibile, se non violando le normali procedure di sperimentazione.

In conclusione, il problema di Oxford-AstraZeneca rientra nella norma?

Sì, anche perché non sappiamo ancora molto di quello che è successo. Che una reazione vada studiata, è una cosa normale, non è un problema legato al fatto che sia stata utilizzata una piattaforma rispetto a un’altra. Nessuno in questo momento può dire che un vaccino sia migliore dell’altro, non sarebbe corretto dal punto di vista scientifico.

(Paolo Vites)

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