La famiglia Byrde, raggiunto il totale controllo di tutte le attività legali e illegali intorno il lago di Ozark, si cimenta ora in una complessa e rischiosa trattativa Stato-Mafia. Questo in sintesi (e tradotto per il pubblico italiano più avvezzo al tema) quello che accade nella prima parte della quarta stagione di Orzak, la serie Netflix di successo uscita il 21 gennaio. I 14 episodi dell’ultima stagione sono stati infatti divisi in due blocchi di 7 e la seconda parte dovrebbe apparire sulla piattaforma streaming entro il prossimo marzo.
Ricapitoliamo cos’è successo nelle precedenti tre stagioni per chi non ha ancora iniziato a vedere la serie tv. Marty Byrde è un ottimo contabile e la sua famiglia vive tranquilla a Chicago. Sua moglie Wendy è una consulente politica di discreto successo che lavora per aspiranti candidati. Una sera nel suo ufficio Marty assiste alla brutale uccisione del socio, implicato in affari sporchi con un cartello della droga messicano. Per non seguire la stessa sorte, Marty promette ai sicari di restituire tutti i soldi sottratti dal socio, trasformandosi in un “riciclatore” dei loro proventi illegali. Per operare nell’ombra Marty si trasferisce con la famiglia nel Missouri, sul tranquillo e un po’ depresso lago di Ozark, e tra mille peripezie riesce a salvare se stesso e la sua famiglia.
Conquistata la fiducia personale di Omar Navarro, il capo del cartello messicano per cui lavorano, i Byrde ricevono il compito di trattare con la DEA e il dipartimento di giustizia americano per ottenere l’immunità del boss. In cambio offrono la possibilità di mettere le mani sul lucroso commercio che – con sorpresa della integerrima agente Maya Miller – i capi americani non hanno alcuna intenzione di dismettere. Marty e Wendy devono però vedersela con Javi, il nipote di Navarro, che non si fida dei coniugi Byrde e – non conoscendo le reali intenzioni dello zio – li considera gli informatori infiltrati della DEA e i veri responsabili delle soffiate che portano alla cattura dei carichi illegali di droga e di armi.
Wendy non nasconde più le sue ambizioni politiche. Riesce con abilità a raccogliere fondi per la sua nuova Fondazione, accumulando denaro sufficiente per finanziare la sua discesa in campo. Anche Charlotte e Jonah, i due figli della coppia, ormai grandicelli, non disdegnano seguire le orme criminogene dei loro genitori. Charlotte ormai ha preso il posto di Ruth nella gestione delle attività e dei casinò. Jonah al contrario ha messo le sue indubbie qualità di “riciclatore” di denaro sporco al servizio della banda locale di Darlene Smell.
In realtà, tutti aspirano a cambiare vita, a smettere i panni di criminali al servizio di trafficanti di droga e tornare il più presto possibile a Chicago e a una vita normale. Ma il percorso sembra difficile e tortuoso e la trattativa con le autorità americane deve ancora fare i conti con il passato e i numerosi cadaveri di cui i Byrde si sono dovuti sbarazzare (del resto tra le tante attività che hanno acquistato c’è anche l’unico forno crematorio della zona).
In questa prima parte della quarta stagione sovrasta il ruolo di Wendy, interpretata dalla bravissima Laura Linney (Conta su di me, La famiglia Savage, John Adams). Ruth continua a soffrire per la rottura con Marty e pensa seriamente a scappare dal lago con i suoi fratelli. L’interpretazione di Ruth di Julia Garner (la protagonista della nuova serie Netflix Inventing Anna) resta tra le cose migliori di questa originale e divertente serie americana.
Per conoscere la conclusione di Ozark dovremo dunque attendere ancora qualche mese. Anche se la prima parte inizia con uno spoiler che evidentemente ci lascia un indizio sul finale. Si vede la famiglia Byrde al completo in viaggio verso Chicago. Sembra un trasferimento definitivo, la famiglia è particolarmente felice e discutono di nuovi progetti per il futuro. Poi un camion che proviene dalla corsia opposta di marcia sbanda e travolge l’auto su cui viaggiano, provocandone il ribaltamento. Una premonizione, un segno, che ci lascia immaginare come nel futuro della famiglia Byrde non ci sia solo la totale redenzione.
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