Non molti lo sanno, ma è normale nel mondo della musica, succede in molti casi analoghi.
Eric Clapton, a modo suo, è profondamente credente in Dio. Chi non si è soffermato sugli aspetti più superficiali della sua vita avrà in mente diversi brani che lo dicono, a cominciare da In the presence of the Lord, un brano che risale addirittura al 1969 e che fu composto quando il chitarrista inglese faceva parte del gruppo di brevissima durata dei Blind Faith. Con versi come “Ho finalmente trovato un posto dove vivere come non avrei mai potuto fare prima e so che non ho molto da dare ma presto aprirò qualsiasi porta ho finalmente trovato un posto dove vivere alla presenza del Signore”, Clapton –come dirà lui stesso – aveva voluto scrivere una canzone di gratitudine nei confronti di Dio: “grazie a Dio o in qualunque modo lo si voglia chiamare, per tutto ciò che succede nella vita”. Clapton infatti aveva lasciato il super gruppo che gli aveva dato fama mondiale, i Cream, ma anche stress ed esaurimento nervoso e pensava di essere indirizzato verso una nuova strada fatta di pace e serenità. Sarebbe invece sprofondata nell’eroina. Negli anni 80, Clapton scrisse addirittura un bellissimo inno alla Vergine Maria, Holy Mother, dedicato a un collega e amico musicista morto suicida, Richard Manuel di The Band.
Così non fa molto scalpore l’episodio avvenuto recentemente, quando il chitarrista è stato invitato a scrivere e a duettare in un brano dell’ex cantante dei Black Sabbath, Ozzy Osbourne per il suo nuovo disco. Fa piuttosto scalpore che Clapton, purista amante del blues, abbia duettato con il simbolo del rock gotico e satanista, detto il Principe delle tenebre. Ed è proprio qui che viene fuori il problema.
I due hanno collaborato al brano One Of Those Days contenuto nel nuovo album Patient Number 9, in uscita il 9 settembre. È stato Osbourne a rivelare cosa è successo in una intervista: Clapton non voleva che la canzone uscisse con il verso “One of those days that I don’t believe in Jesus” (“Uno di quei giorni in cui non credo in Gesù”). “Quando l’ha sentita mi ha detto: ‘Non sono sicuro di quel verso’. Così abbiamo cercato di cambiarlo pensando a qualche alternativa. Abbiamo provato con ‘Uno di quei giorni in cui non credi al Natale’, ma non suonava bene, perché ammettere di perdere la fede in Gesù ha molto più senso quando il mondo sta andando a pu**ane”. Ed è così, piaccia o meno: quando la vita ti tocca duro, anche chi ha fede rischia di perderla.
Ozzy, peraltro, come tutti i cantanti rock, non è in realtà un satanista. Quello è un trucchetto che si usa per attirare l’attenzione e vendere più dischi. Addirittura una volta raccontò che quando il pubblico cominciò a etichettarli come gruppo satanista, loro cominciarono a indossare crocifissi al collo per paura che Satana potesse apparire realmente. Il suo rapporto con la fede è stato messo in discussione in un celebre brano, “God is dead”? Ma la canzone in oggetto non è anti-cristiana, tanto che ha dichiarato: “Non è una canzone contro Cristo. Parla di quei giorni in cui tutto va nel verso sbagliato e devi impazzire per cercare di mettere tutto a posto”. E il verso è rimasto.
Oltre a Clapton, nel nuovo disco suonano tanti altri ospiti illustri: “Jeff Beck (nella title track e primo estratto del disco, già disponibile, e in “A Thousand Shades”), il collega nei Black Sabbath Tony Iommi (in “No Escape from Now” e “Degradation Rules”), il collaboratore di lunga data Zakk Wylde (in “No Escape from Now” e “Degradation Rules”), Duff McKagan dei Guns & Roses, Josh Homme (già nei Kyuss, poi leader dei Queens of the Stone Age) e il compianto batterista dei Foo Fighters Taylor Hawkins.
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