La P2 era una loggia massonica segreta con a capo Licio Gelli che stringeva accordi, decideva carriere e utilizzava le istituzioni per i propri scopi. A Carlo Alberto Dalla Chiesa, come raccontato nella fiction “Il nostro generale”, fu proposto di entrare al suo interno da Franco Picchiotti, vice comandante dell’Arma. Lui firmò la domanda di iscrizione ma non gli fu mai richiesto un coinvolgimento nei loro affari, probabilmente perché il numero uno dell’organizzazione era diffidente nei suoi confronti.
Il suo nome comparso sui documenti ritrovati 17 marzo 1981 durante la perquisizione della Guardia di Finanza a Castiglion Fibocchi nella cassaforte di Gelli lo incastrò. I suoi alleati credettero fin da subito nel fatto che non aveva nulla a che vedere con la loggia massonica. Nonostante ciò, quella domanda di iscrizione gli costò cara. Il comandante generale Umberto Capuzzo chiese di espellerlo dall’Arma dei carabinieri. A salvarlo quella volta furono i ministri Virginio Rognoni e Lelio Lagorio e il gen. Eugenio Rambaldi, che si pronunciarono per l’archiviazione del suo caso. (Agg. di Chiara Ferrara)
Cos’è la P2, l’associazione segreta sciolta nel 1982
La P2, conosciuta anche come propaganda massonica, è stata fondata nel 1877 come loggia della massoneria italiana appartenente al GOI, ovvero il Grande Oriente d’Italia. Dopo numerose trasformazioni e influenze, nel corso degli anni assunse forme sempre più eversive arrivando ad essere definita un’associazione per delinquere. A partire dal 1970 fu guidata da Licio Gelli, in qualità di “Gran Maestro”, proprio negli anni in cui il nome della loggia viene accostato ad alcuni dei più noti scandali italiani.
La P2, sciolta nel corso del ventennio fascista e ripristinata nel secondo dopoguerra, assunse la sua forma più eversiva proprio a ridosso degli anni di piombo per poi arrivare ad essere sciolta nel 1982. L’anno precedente, in seguito ad una perquisizione presso l’abitazione Licio Gelli, fu scovato un documento contenente l’intera lista dei componenti, ben 962. Tra i personaggi che più fecero scalpore in merito al coinvolgimento furono diversi ministri italiani e componenti dei servizi segreti, oltre ad alcuni magistrati e imprenditori influenti della scena italiana. Tra questi, si riscontrano i nomi di Roberto Calvi, Silvio Berlusconi, Roberto Gervaso e Maurizio Costanzo. A dispetto della loro presenza nella lista, buona parte nel corso degli anni successivi hanno fermamente smentito la reale appartenenza alla loggia eversiva.
Cosa c’entra il Generale Dalla Chiesa con la loggia P2: il motivo del coinvolgimento
Viene fatto riferimento al presunto “ingresso” del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nella loggia P2 durante le ultime puntate della serie TV Rai “Il Nostro Generale”: per interesse investigativo circa l’effettiva composizione di quella che negli anni Settanta si presentava come una “normale” organizzazione, il generale Dalla Chiesa accettò un iniziale invito a parteciparvi nel 1977. Quando però esplose lo scandalo P2 in Italia, il nome di Dalla Chiesa uscì sui giornali con non poche polemiche che vennero aizzate contro il generale dei Carabinieri: Dalla Chiesa sentito poi dai giudici istruttori milanesi che indagavano sulla P2, Turone e Colombo – citati anche dall’avvocato della famiglia Dalla Chiesa, Giuseppe Fornari, come persone informate sui fatti – ammise di essersene interessato ma a scopo investigativo.
Il figlio Nando nel libro “Delitto Imperfetto” spiega bene la vicenda: «Verso la metà degli anni Settanta, in una condizione di relativo isolamento (si ricordino le ostilità che incontrava allora in larghissimi settori dell’opinione pubblica progressista), mio padre fu ripetutamente contattato e richiesto dai suoi superiori di entrare nella loggia segreta di Gelli, tramite la quale avrebbe ottenuto solidarietà e sostegno». Al netto delle “sparate” di Licio Gelli, il nome di Dalla Chiesa negli elenchi della P2 non fu mai trovati, in quanto non vi aderì mai: dopo aver accettato la domanda di iscrizione, spiega Nando Dalla Chiesa, «una più attenta valutazione del temperamento di mio padre e del suo atteggiamento verso le istituzioni aveva portato a concludere che la sua presenza fosse, per la famosa loggia, ‘controindicata’».
P2, le finalità politiche e il coinvolgimento negli scandali nazionali
Insieme alla lista degli ipotetici membri della P2, presso l’abitazione di Licio Gelli fu rinvenuto anche un documento che testimoniava le ipotetiche mire politiche dell’organizzazione guidata dal “Gran Maestro”. Si parlava di rinascita democratica; l’obiettivo era quello di modificare l’apparato politico di quel tempo per arrivare ad una riforma costituzionale riferita ai compiti delle due Camere. Inoltre, si menzionava la necessità di controllare in maniera poderosa i media e l’informazione oltre ad una riforma della magistratura.
La rilevanza della P2 è stata avvertita in maniera considerevole in merito ai più tragici ed efferati scandali italiani avvenuti tra il 1970 e la prima metà degli anni ’80. In particolare, il nome di Licio Gelli che guidava per l’appunto la loggia a quei tempi, è stato accostato a buona parte degli eventi. Dal sequestro di Aldo Moro all’attentato di Bologna, oltre al tentato colpo di stato del 1970. In quest’ultimo caso, negli sarebbe emerso il suo presunto proposito di catturare personalmente il presidente della Repubblica di allora, Giuseppe Saragat. Altrettanto forti e numerose furono le accuse di coinvolgimento del capo della P2 in relazione al sequestro di Aldo Moro, nel 1978. Nel ’94 invece, fu condannato a 10 anni di reclusione per aver tentato di depistare le indagini riferite alla strage della ferrovia di Bologna, che costò la vita ad 85 persone il 2 agosto del 1980.