PABLO LONGORIA E IL SOGNO OLYMPIQUE MARSIGLIA
In questi giorni a Roma per presenziare a un convegno, Pablo Longoria si è concesso ad un’intervista con il Corriere della Sera: si tratta del presidente dell’Olympique Marsiglia, ricopre questa carica da quattro anni sotto la gestione di una proprietà statunitense ma è un personaggio abbastanza noto anche in Italia. Nel corso dell’intervista Longoria non ha nascosto la sua ambizione: quella di fare dell’OM l’anti-Psg per eccellenza, sperando un giorno di riuscire a superarlo in termini costanti sulla scia di quanto accadeva con la gloriosa corazzata di Bernard Tapie (“ma le epoche non si possono paragonare”), una squadra che, come ricordato dallo stesso Longoria, rimane l’unica francese ad aver mai vinto Coppa dei Campioni o Champions League.
Oggi Longoria è anche vicepresidente della Lega transalpina e membro dell’Eca; a tale proposito, nel corso della sua esperienza in Italia ha avuto a che fare con Andrea Agnelli che ha definito “il modello da seguire per tutti”, mentre a Fabio Paratici il presidente del Marsiglia deve la vita. Nel nostro Paese, Longoria ha lavorato anche con Atalanta e Sassuolo: dagli orobici ha attinto la capacità nello scouting, che tra l’altro rimane la sua principale formazione: una volta capito che non avrebbe potuto fare il calciatore, Longoria ha iniziato a guardare partite di calcio con questo obiettivo, fare lo scout. Ha fatto molto di più: oggi appunto è presidente di una società importantissima e dal grande blasone, e vuole farla tornare grande.
LE ORIGINI DI LONGORIA
Pablo Longoria ha iniziato a mandare curriculum quando aveva 16 anni: il destinatario in questo caso è stato il Psv Eindhoven ma le cose non sono andate bene. Sono però passati due anni, solo due, perché Longoria capisse di poter trasformare in lavoro la sua passione; a quel punto ci si è messa anche la fortuna, sotto forma di Eugenio Botas (un agente) che gli ha dato una mano a entrare nel mondo del Recreativo Huelva, in Spagna. A quel punto è cominciato tutto, fino al Marsiglia: in estate il presidente ha scelto Roberto De Zerbi che, dice, ha approcciato grazie a un amico che gli ha passato la “soffiata” delle sue imminenti dimissioni dal Brighton. “Ho telefonato al suo agente Edo Crnjar e gli ho detto che, per quanto sembrasse impossibile, ci avrei provato”.
Missione compiuta: Longoria dice che De Zerbi è stato convinto da trasparenza, passione e il progetto OM, l’entusiasmo di una città e dei 49 mila abbonati al Vélodrome, Ha poi raccontato un aneddoto: De Zerbi gli ha chiesto una lavagna elettronica, lui gli ha dato carta bianca e il giorno seguente, aspettandosi qualcosa come un iPad, si è trovato un maxischermo al campo di allenamento. Questo dice anche bene dei rapporti che intercorrono a Marsiglia e di come si possa lavorare con entusiasmo: la strada è quella giusta, anche se ultimamente i risultati sono in calo.
LONGORIA E IL MARSIGLIA DEGLI ITALIANI
Oggi però Pablo Longoria, che si è detto contrario alla SuperLega nonostante l’ammirazione per Agnelli (“sono per la meritocrazia, è necessario equilibrare il dover generare introiti e il proteggere la qualità dello spettacolo”), sta creando un Olympique Marsiglia che deve molto al calcio italiano: il direttore sportivo è Mehdi Benatia e uno dei consiglieri è Fabrizio Ravanelli, che da noi si è imposto soprattutto con la Juventus ma anche al Vélodrome ha lasciato ottimi ricordi. In più, in estate è arrivato da svincolato Adrien Rabiot, recente protagonista della partita di Nations League contro l’Italia: “Il lavoro di Benatia con Adrien e sua mamma è stato grandioso”.
Poco fa invece Longoria aveva scelto Gennaro Gattuso come allenatore, di lui il presidente ricorda il dover debellare alcuni atteggiamenti sbagliati nello spogliatoio. “Alla fine era svuotato, è arrivato in un momento difficile”. L’augurio finale di Longoria è che il calcio francese possa arrivare ovunque e soprattutto in Italia: oggi non è così e il presidente del Marsiglia si interroga, dice che tutti gli stranieri che vanno a giocare nella Ligue 1 parlano di un livello altissimo ma “se i diritti tv non sono stati venduti in Italia siamo evidentemente un campionato sottovalutato”. Questo nonostante la Francia sia uno dei principali esportatori di talento nel mondo del calcio.