CAMBIA TUTTO O NIENTE? LA PACE “VIA TELEFONO” IN UCRAINA COME PROCEDE
Una pace “al telefono”, al momento, è l’unico vero strumento di novità rispetto ai precedenti tre anni di guerra incessante tra Ucraina e Russia: gli ultimi tre giorni hanno visto la Casa Bianca con le linee telefoniche roventi per le lunghe telefonate, prima di Donald Trump con Vladimir Putin e poi ieri del tycoon con l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky. In un “gioco” di annunci, promesse, concessioni e disponibilità a vedere le “carte” altrui, la pace si profila al momento ancora molto complessa, anche se un punto nodale è stato quantomeno raggiunto.
Ucraina, Russia e Stati Uniti concordano nel fissare una tregua di 30 giorni per gli attacchi su infrastrutture ed siti energetici, tanto nel territorio russo quanto in quello ucraino: non è il cessate il fuoco totale richiesto da Zelensky, non è neanche la sospensione di aiuti militari a Kiev come richiesto da Putin. Il sottile gioco diplomatico resta tale in queste ore, anche se Trump fa trasparire soddisfazione per le buone telefonate impostate nelle ultime 72 ore: «siamo sulla buona strada». In attesa di stilare il piano di pace con l’aiuto del Segretario di Stato Rubio e del Consigliere per la Sicurezza Nazionale Waltz, il prossimo step sono i negoziati a Gedda ancora tra Stati Uniti e Russia previsti per domenica, con l’imputi di trovare una data imminente per il tavolo a due Trump-Putin pronto in Arabia Saudita già per le prossime settimane.
LE SPERANZE DI TRUMP, LA SCOMMESSA DI ZELENSKY, LA SFIDA DI TRUMP; ORA COSA PUÒ SUCCEDERE
L’Ucraina ha accettato le proposte americane, non fidandosi ancora di quanto promesso da Putin ma decidendo di non opporsi muro contro muro (memore forse dello show choc alla Casa Bianca di due settimane fa, ndr), volendo appunto svelare l’eventuale “bluff” del Cremlino. Una pace duratura si avrà probabilmente entro fine 2025, ma i primi passi sono appunto i cessate il fuoco contro siti di energia, infrastrutture sul territorio e civili: mentre gli attacchi con droni e missili continuano da Mosca, con le risposte ucraine nel Kursk, la guerra ad est dell’Europa resta appesa ai prossimi decisivi negoziati.
La Russia continua a chiedere lo stop totale degli aiuti in armi verso l’Ucraina come condizione necessaria, ma al momento Washington ha smentito sia stato deciso e accordato nella tregua prevista forse già dalla prossima settimana: il confronto resta fragile e la posizione “oltranzista” dell’Europa contro il Cremlino non starebbe aiutando lo scenario già di suo complicato (con il riarmo di Von der Leyen e ora il piano Kallas, rappresentante politica estera UE, da 5 miliardi in aiuti militari immediati verso l’Ucraina).
L’appello dell’ONU sul continuare la strada della tregua parziale come anticipo di un accordo più profondo che porti alla pace duratura, i colloqui di domenica in Arabia Saudita tra Rubio e Lavrov proveranno a fissare punti più concreti, continuando la politica dei “due forni” degli Stati Uniti, sia con Mosca che con Kiev. Trump ha promesso la liberazione dei bambini rapiti dalle truppe russe sul territorio ucraino, come ulteriore piano di pace da aggiungere alla tregua “energetica” e allo scambio di 175 prigionieri: Putin qualche concessione deve cominciare a farla, anche se inferiore a quelle ucraine essendosi in “vantaggio” nella guerra dopo l’invasione e i territori occupati.
LE PROSSIME MOSSE DELL’EUROPA: DAL CONSIGLIO UE ALLA DIFESA IN UCRAINA
Oggi e domani il Consiglio Europeo a Bruxelles è convocato esplicitamente sui temi chiave di Ucraina e difesa europea, con il piano ReArm EU al centro del dibattito (e delle polemiche, come visto in questi giorni nel Parlamento nostrano) ma anche con lo schierarsi nuovamente a fianco di Kiev nel conflitto ormai in stallo. I giorni decisivi per l’Europa, ha spiegato la Presidente della Commissione Europea Von der Leyen stanno per arrivare, con il confronto aperto con l’Ucraina «per arrivare ad una pace giusta e duratura», termine richiamato in queste settimane sia da Trump, che da Zelensky che dallo stesso Vladimir Putin.
Resta da capire quale ruolo potrà avere davvero l’Europa, oltre le parole e i proclami: al momento la Casa Bianca avrebbe spiegato al Presidente ucraino che centrale l’UE sarà nel consentire una difesa aerea iniziale e una possibile garanzia di soldati sul campo, per valutare le garanzie giuste della tregua. Il punto è che resta al momento contraria Mosca a tale soluzione, con lo scoglio che potrebbe essere superato forse nei negoziati di domenica oppure direttamente nel dialogo Putin-Trump in Arabia Saudita nelle prossime settimane.
Nella bozza del Consiglio Europeo (a 26, con l’Ungheria ancora una volta contraria) vi è sottoscritto l’impegno a continuare il sostegno alla difesa per l’ucraina, con armi e aiuti militari di vario genere: la pace attraverso la forza è l’approccio che permane di Bruxelles, in risposta alla «guerra di aggressione della Russia». Dopo il piano di riarmo ancora tutto da dirimere e decidere, la posizione dei leader europei al momento non prevede concessioni diplomatiche a Mosca, la quale tra l’altro stamane con il Cremlino risponde a tono sottolineando che l’Europa in questo modo vuole la «piena guerra contro la Russia». Dipenderà ora molto da come andrà la tregua preparata nelle prossime settimane e di come Bruxelles potrebbe ritagliarsi ancora uno spazio “negoziale” sui temi post-guerra, avendo però perso qualsiasi tipo di “vantaggio” nel sedere direttamente al tavolo delle trattative.