Ai microfoni della trasmissione di Rai Uno “Unomattina Estate”, condotta da Maria Soave e Massimiliano Ossini, è intervenuto in qualità di ospite in studio Pacifico, alias Luigi De Crescenzo, cantante e autore che nel 2018 partecipò al Festival di Sanremo unitamente a Ornella Vanoni e Bungaro, portando in gara il brano “Imparare ad amarsi”. Forse proprio questo titolo l’ha esortato di recente a scrivere un libro dedicato ai suoi genitori, mettendo insieme, per sua stessa ammissione, “ricordi un po’ veri e un po’ travisati” e “ricostruendo la loro migrazione dal Sud al Nord e le complicazioni di una famiglia. Non mi è mancato mai nulla, pur essendo figli di proletari”.



La mamma di Pacifico sognava per il figlio una carriera da dottore e lui stesso non si sarebbe mai immaginato di diventare autore di canzoni: “Non ho scritto una sola parola dal tema di maturità ai 38 anni d’età – ha rivelato l’artista –. Poi, improvvisamente, mentre cercavo lavoro, mi hanno chiesto se sapessi scrivere e da lì ho iniziato una vita differente. Quello di scrivere brani non era un desiderio che avevo, io ero il chitarrista che se ne stava in un angolo. Infatti, per me è stato stranissimo trovare questo nuovo libro della mia vita da leggere”.



PACIFICO: “SANREMO AVVENTURA STREPITOSA”

Nel prosieguo del suo intervento televisivo, Pacifico ha asserito che scrivere per i grandi artisti e ritrovarseli davanti a un tavolo quando fino all’anno prima si limitava a guardare le loro esibizioni in televisione è stato “impressionante. Ho un buon rapporto con Gianna Nannini, Malika Ayane, Francesco Gabbani… Il mio cantante preferito? Da sempre sono un cultore di Prince, di Stevie Wonder e dei Beatles”. E il Festival di Sanremo con Vanoni e Bungaro? “Un’avventura strepitosa. Quella canzone era un bel modo, semplice, di dire che bisogna imparare a lasciarsi. Quando le cose sono chiuse, occorre capire che va tenuta dentro di sé la gratitudine per ciò che si è vissuto”.



Pacifico oggi vive a Parigi con la sua Cristina Marocco: “Lei è italiana, ma abitava là e ho scelto di raggiungerla. La capitale francese ha dato i natali anche a nostro figlio. Che tipo di padre sono? Mi definirei dedito e fallimentare. Cerco di dare filo da torcere e di resistere ai tentativi di semplificazione di nostro figlio, quindi certe volte mi sembra di fare bene, altre male”.