L’APPELLO DEGLI STORICI SUL PACIFISMO “SELETTIVO” NELL’AREA PROGRESSISTA
È stato ripubblicato dal Foglio in questi giorni l’appello lanciato da alcuni intellettuali in Belgio sul quotidiano “La Libre” contro i “pacifisti selettivi” che dall’area progressista discettano sulla guerra in Medio Oriente trovando ogni possibile giustificazione nelle azioni di Hamas e condannando solo le responsabilità (che ci sono) dello Stato d’Israele. Si tratta di Joël Kotek, storico dei genocidi, del filosofo Olivier Boruchowitch, della scrittrice tutsi sopravvissuta al genocidio in Rwanda, Félicité Lyamukuru, del ebreo libanese figlio di un sopravvissuto al pogrom di Aleppo (1947), Doubi Ajami, e infine Chemsi Cheref-Khan, umanista musulmana: nel loro appello sul giornale belga il tema battuto è quella di un pacifismo a corrente alternata che riconosce alcune battaglie come “giuste” e cancella tutte le altre con assoluta “nonchalance”.
L’accusa è molto semplice: la maggioranza degli intellettuali e politici nell’area franco-belga davanti agli orrori delle sequenze genocidi avvenute il 7 ottobre con gli attacchi contro Israele, non hanno minimamente reagito o condannato il gesto; mentre si scagliano, anche giustamente, per la difesa dei civili palestinesi coinvolti negli attacchi di Israele contro Hamas. Ebbene, si legge nell’appello, «ma che dire di questi due milioni (popolazione di Gaza) di uiguri che attualmente languono nei campi di detenzione cinesi? Non meritano marce ‘per la pace’, come le migliaia di armeni appena espulsi dal Nagorno-Karabakh, le donne iraniane che lottano per la loro dignità o i curdi siriani sfollati e bombardati dall’esercito turco?».
“ISRAELE, L’ISLAM E IL PACIFISMO INUTILE”
L’appello degli intellettuali contro il pacifismo “selettivo” mette nel mirino anche la disonestà intellettuale di non riconoscere come sia lo stesso mondo arabo che la cultura progressista sembra temere di “intaccare” ad avere spinto all’esilio il «99% dei suoi ebrei, che si stabilirono lì molto prima dell’arrivo dell’Islam».
In questo senso, si chiedono ancora gli storici ed attivisti, «chi negherà che criticare Israele e rima- nere in silenzio sull’Armenia possa portare grandi ritorni elettorali?». L’accusa finale è rivolta poi alle sinistre presenti in Belgio, tre partiti progressisti su cui – si domanda l’appello – è difficile capire chi sia più ostile su Israele. Lo Stato ebraico e gli attacchi ad esso «sono solo un aspetto della lotta che i Fratelli musulmani e i loro alleati stanno portando in occidente». Un rischio dunque che fuoriesce dal mero ambito del Medio Oriente e che rischia di travolgere l’intera cultura e società occidentale.