Sta facendo discutere, e non poco, la decisione del tribunale di Padova di affidare il figlio di una coppia ad un imprenditore condannato in due gradi di giudizio per violenza e lesioni contro l’ex moglie, maltrattamenti in famiglia e violenza assistita. Nonostante il passato, secondo i giudici l’uomo è il genitore più adatto fra i due per accudire e crescere il figlio, nonostante quest’ultimo abbia assistito spesso e volentieri alle violenze fisiche e psicologiche nei confronti della mamma. Secondo quanto stabilito, come riportato dal Corriere Veneto, è “irrilevante” la condanna penale per violenza dell’uomo. Un uomo, come ricorda lo stesso quotidiano, che ha «massacrato di botte (con lesioni anche permanenti), insultato, minacciato, demolito psicologicamente, isolato, tenuto senza soldi e senza cibo l’ex moglie». Il Centro Veneto Progetti Donna Onlus e il Centro Antiviolenza Veneto, hanno presentato immediatamente ricorso.



PADOVA, CONDANNATO PER VIOLENZA SULLA MOGLIE

Secondo quanto fa notare Patrizia Zantedeschi, psicologa e presidente del Centro Veneto Progetti Donna, la Convenzione di Istanbul, riconosciuta dagli Stati per la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica «Stabilisce chiaramente che gli episodi di violenza (e qui c’è addirittura una doppia condanna), vanno sempre considerati nelle decisioni sui diritti di custodia dei figli. In questo caso la giudice ha messo anche per scritto che la condanna del padre è irrilevante. Sostenendo che lui non è stato maltrattante verso i figli, quando la violenza assistita è violenza contro i bambini». Così invece Mariangela Zanni, sempre dello stesso Centro: «Molto grave è anche che la giudice nel decreto definisca ogni tentativo della donna di difendere sè e i figli dalle violenze (quindi le varie denunce) come “attacco alla genitorialità” e “conflittualità”, mettendo la vittima sul banco degli imputati. E delegittimando il suo giusto diritto a difendersi, denunciare, uscire dalla violenza». Secondo quanto denunciato dal Centro, la donna è stata riconosciuta come una personalità borderline senza alcun “approfondimento clinico psichiatrico specifico”, per il semplice fatto di assumere dei blandi anti-depressivi per l’ansia, cosa non inusuale vista la grave situazione in cui viveva.

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