Padre Andrea Melis, prete arrestato a Genova pochi giorni fa con l’accusa di violenza sessuale su minori, avrebbe agito nonostante fosse consapevole di aver contratto l’Hiv e di esporre così le sue presunte vittime al rischio. È quanto avrebbe rilevato il gip, nell’ordinanza di custodia cautelare che ha visto il religioso finire ai domiciliari in una comunità, riporta La Stampa, all’esito di una valutazione della pericolosità del sacerdote che riguarderebbe proprio il fatto di sapere di essere sieropositivo prima di compiere gli abusi che gli vengono contestati.



A suo carico, il giudice per le indagini preliminari avrebbe chiesto approfondimenti anche in merito alle ipotesi di reato di prostituzione minorile e tentata violenza aggravata. In sede di interrogatorio di garanzia, padre Andrea Melis si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Nelle scorse ore, parallelamente agli sviluppi dell’inchiesta, l’Arcidiocesi del capoluogo ligure ha diffuso un comunicato nel quale esprime vicinanza alle vittime e si precisa che il religioso è stato sottoposto a provvedimenti interni previsti dalla legge canonica.



Padre Andrea Melis accusato di abusi su minori: “Ha ammesso di aver contratto anni fa l’Hiv”

Padre Andrea Melis è accusato di abusi sessuali su minori e a far scattare l’indagine sul suo conto sarebbe stata la denuncia dei genitori di un chierichetto che sarebbe stato vittima di violenze dall’età di 13 anni. Il prete sarebbe risultato positivo all’Hiv e avrebbe ammesso ai carabinieri, riporta La Stampa, di aver contratto l’infezione “10 anni fa in Africa“. Ben prima, quindi, dei fatti che gli vengono contestati. Una circostanza che aggrava la sua posizione di indagato e che ora accende un faro sui rischi a cui sarebbero state esposte le persone entrate in contatto con lui.



Per il giudice che ha firmato il provvedimento di custodia cautelare, la consapevolezza della sieropositività confermata da padre Andrea Melis sarebbe elemento chiave per determinarne la pericolosità sociale e quindi la necessità di misura restrittiva. “È portatore di Hiv – si legge in un passaggio dell’ordinanza del gip riportato dal quotidiano – e ha intrattenuto rapporti non protetti con la vittima degli abusi. In questo modo l’ha condannata alla stessa malattia di cui è portatore ma lo ha anche e soprattutto esposto al pericolo di Aids“. Il minorenne, secondo l’accusa, avrebbe subito abusi da parte del prete per almeno 3 anni e non si esclude l’ipotesi della contestazione del reato di lesioni dolose gravissime oltre a quanto finora ipotizzato. Procura e carabinieri ora cercano di chiarire se ci siano altre presunte vittime. La difesa di padre Andrea Melis, rappresentata dagli avvocati Raffaele Caruso e Graziella Delfino, secondo quanto riporta ancora La Stampa avrebbe fatto alcune precisazioni sulla condizione del prete: “Vive con infezione da Hiv, ma la sua situazione è in cura da 12 anni e da oltre 10 la terapia che sta seguendo ha dato esiti positivi, poiché i controlli che periodicamente esegue confermano la non rilevabilità del virus che quindi è totalmente sotto controllo e, per l’appunto, irrilevante. Quando il virus non è rilevabile non è nemmeno trasmissibile. Questo è un principio e una conquista dell’infettivologia (…)“.