A 91 anni e nel giorno della Commemorazione dei Defunti, giunge notizia della morte di Padre Bartolomeo Sorge, il gesuita già direttore della Civiltà Cattolica da decenni politologo e teologo esperto di dottrina sociale della Chiesa. Sorge era uno dei simboli dei cattolici democratici, tra i primi a contestare la Democrazia Cristiana come forma politica di rappresentanza dei cristiani e notevole dialogante con il mondo prima del Pci e poi di Ds e Partito Democratico: «Ci ha lasciato un altro protagonista della cultura italiana. Un grande formatore di cattolici democratici, un rinnovatore coraggioso della Chiesa Italiana», scrive su Twitter Pierluigi Castagnetti. Ma Padre Sorge era ben oltre l’uomo ‘politico’ di Chiesa, come sottolinea l’attuale direttore della Civiltà Cattolica Padre Antonio Spataro: «Alle 9 di stamattina ci ha lasciati a 91 anni p. Sorge, grande gesuita e direttore de La Civiltà Cattolica e voce profetica che ha accompagnato la ricezione del Concilio in Italia», scrive sui social lo stesso Spataro, uno dei collaboratori più stretti di Papa Francesco.



ADDIO A PADRE SORGE: GLI “SCONTRI” POLITICI

Nel 2019 Padre Bartolomeo Sorge scrisse della necessità di un Sinodo nella Chiesa per porre freno all’emergenza dei cristiani “divisi” praticamente su tutto: fece particolare riferimento alla simbologia cristiana usata da Matteo Salvini, all’epoca vicepremier del primo Governo Conte, contestandolo apertamente «i decreti sicurezza sono impregnati di razzismo, vanno abrogati […] Ruini sbaglia a benedire Matteo Salvini. Il Vaticano fece lo stesso col Duce». Non ebbe freno neanche nel criticare Matteo Renzi all’epica del suo successo politico («al pari di Berlusconi e Salvini – spiegò Sorge all’Adnkrono – ha la sindrome del salvatore della patria»), frutto di una lunghissima tradizione di “osservatore” della politica italiana da molto vicino. Criticato spesso per il suo lato “comunista”, Padre Sorge nel 1985 lasciò la Civiltà Cattolica e si trasferì a Palermo dove fondò insieme a padre Ennio Pintacuda l’Istituto di formazione politica “Pedro Arrupe”. Gli obiettivi erano chiari: «contenere il degrado della classe politica democristiana» e combattere il cancro della mafia di Cosa Nostra. Nacque proprio da tali obiettivi la “primavera di Palermo”, un periodo di forte influenza culturale e politica che portò – senza mai direttamente sostenerlo – il sindaco Leoluca Orlando a fondare la “Rete” abbandonando la DC. Fu un tentativo di dialogo tra anime democratiche anche diverse, i Verdi, i Comunisti, la sinistra della Dc con Padre Sorge che si mise anche in quella occasione agli antipodi della linea della Cei di Ruini.

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