“CONTRO BENEDETTO XVI HA AGITO IL DIAVOLO IN VATICANO”: PARLA PADRE GEORG
«Il diavolo ha agito contro Benedetto XVI in Vaticano»: lo ha detto Mons. Georg Gänswein, il segretario particolare di Benedetto XVI, nell’intervista registrata solo pochi giorni prima della morte del Papa Emerito Joseph Ratzinger e che andrà in onda giovedì prossimo integralmente su Rai 3. Appuntamento dunque con “La scelta“ per giovedì 5 gennaio 2023 alle ore 23.40 con il giornalista Ezio Mauro, nel giorno dei funerali di Benedetto XVI: attraverso il ricordo e la testimonianza di Padre Georg verrà ripercorsa la scelta che più di tutte ha cambiato la storia della Chiesa Cattolica negli ultimi anni, quella revoca clamorosa annunciata dal Sommo Pontefice nel lontano ormai 11 febbraio 2013. In particolare, Mons. Gänswein racconta da vicino come furono vissuti quei giorni difficili da Benedetto XVI e perché non tiene fede alla verità storica la ricostruzione secondo cui sarebbero stati i vari scandali presenti nella Chiesa a determinare le dimissioni storiche del Santo Padre.
Mauro nell’intervista a “La scelta” elenca i vari scandali che attraversano quel periodo, pressapoco i medesimi che concorrono anche oggi nella Chiesa mondiale: «la prima omelia all’inizio del pontificato, quando il nuovo Papa dice pregate per me, perché io non fugga per paura davanti ai lupi […] forse non immaginavate che questa lotta sarebbe nata proprio all’interno del Vaticano, con scandali sessuali, morali, economici». In maniera dettagliata e accolita, Padre Georg racconta perché fu un duro colpo per Benedetto XVI la vicenda della pedofilia, dello scandalo IOR e dei documenti trafugati nel cosiddetto “Vatileaks”: «La parola scandalo certamente è un po’ forte, ma vero è che durante il pontificato ci sono stati molti problemi, Vatileaks, poi lo Ior. Ma è ovvio che, come direbbe Papa Francesco, il cattivo, il maligno, il diavolo non dorme. È chiaro, cerca sempre di toccare, di colpire dove i nervi sono scoperti, e fa più male». Il segretario particolare di Benedetto XVI, con lui fino agli ultimi istanti di vita, si dice certo: «il diavolo l’ho sentito in realtà molto contraria contro Papa Benedetto».
MONS. GEORG GÄNSWEIN SULLE DIMISSIONI DI BENEDETTO XVI: “ECCO COME ANDÒ”
Eppure, nonostante i documenti rubati dal suo cameriere (Paolo Gabriele, ndr), nonostante i primi scandali che si affacciavano da diverse Diocesi sui casi di pedofilia “coperti” e visto anche il tema non da poco della gestione finanziaria della Santa Sede, Benedetto XVI non si dimise da Pontefice per quei motivi. A chi definisce la rinuncia di Ratzinger una reazione ai documenti rubati su Vatileaks – in quanto avrebbero potuto rappresentare un ricatto-minaccia al Pontefice – Padre Georg è nettissimo: «Lo escludo totalmente. Non c’era nient’altro di peso. Io ho parlato una volta di questo con Papa Benedetto, ma tutti questi scandali, come vengono chiamati, non erano anche un motivo per lasciare? No, ha risposto, la questione non ha influito sulla mia rinuncia. L’11 febbraio 2013 ho detto i motivi: mi mancavano le forze e per governare. Per guidare la Chiesa, oggi, servono le forze, altrimenti non funziona».
Mons. Gänswein svela poi che i famosi documenti rubati dal “corvo” in Vaticano non vennero prelevati dalla scrivania di Benedetto XVI bensì proprio da quella del suo segretario particolare: «I documenti non sono stati rubati dalla scrivania di Papa Benedetto, ma dalla mia. Purtroppo me ne sono accorto molto, molto più tardi, troppo tardi. Io ho parlato con Benedetto, chiaramente, gli ho detto Santo Padre, la responsabilità è mia, me la assumo. Le chiedo di destinarmi a un altro lavoro, io mi dimetto. No, no, mi ha risposto: vede, c’era uno che ha tradito persino nei 12, si chiama Giuda. Noi siamo un piccolo gruppo, qui, e rimaniamo insieme». In merito al significato globale che ha poi assunto la rinuncia del Papato, l’auto-assunzione della carica “Papa Emerito” e il ritiro a vita “privata” negli ultimi 10 anni, Padre Georg ricorda di quando Benedetto XVI gli parlò del suo predecessore Karol Wojtyla: «Lui mi ha detto una volta: non posso e non voglio copiare il modello di Giovanni Paolo II nella malattia, perché io devo confrontarmi con la mia vita, con le mie scelte, con le mie forze. Ecco perché il Papa si è permesso di fare questa scelta. Che secondo me richiede non soltanto molto coraggio, ma anche moltissima umiltà».