Quanto accaduto nei giorni scorsi in un tribunale di Milano – e riferito dal Corriere dalla Sera – ha dall’incredibile ed apre ad un procedente importante perché un padre è stato condannato per aver volutamente mostrato disinteresse alla figlia causandole – secondo i giudici – un danno permanente “alla vita relazionale” e commettendo al contempo un “illecito endofamiliare”: l’intera vicenda avrebbe almeno tre fondamenti normativi considerati importanti dai giudici di Milano e parte da una causa civile intentata dalla figlia contro il padre che nel corso della sua infanzia non se ne sarebbe mai preso dovutamente cura.
Partendo dal principio prima di arrivare alla storica sentenza pronunciata a Milano: l’intera vicenda affonda le sua radici nel Sud Italia e inizia quando padre e madre – come moltissime altre coppie – decidono di separarsi ottenendo l’affidamento congiunto; mentre ad aggiungere un’ulteriore complessità al tutto ci sarebbe anche una non meglio precisata malattia che affligge la piccola fin dalla sua nascita.
Milano, padre condannato per aver ignorato volontariamente la figlia: cos’è successo e il parere dei giudici
Già dalla separazione il padre della piccola si sarebbe iniziato a mostrare completamente disinteressato a lei e al loro rapporto genitoriale arrivando addirittura – e questo è uno dei tre principi che citavamo prima – ad ignorare completamente la malattia che la affligge nonostante sia “un medico” ed opponendosi alle cure prescritte “dai medici specialisti” che l’hanno visitata; mentre nelle rare occasioni di incontro – e veniamo al secondo punto sollevato dai giudici – ha sempre messo al primo posto la sua nuova vita coniugale evitando scientemente di trascorrere del tempo con la figlia.
Il terzo – ed ultimo – punto sollevato dai giudici di Milano è ancora più delicato perché ci parla di vere e proprie occasioni in cui il padre avrebbe invitato la figlia a considerarlo morto sostenendo che avrebbe fatto lo stesso, arrivando addirittura a cacciarla di casa in seguito alla semplice richiesta di “essere riaccompagnata dalla madre per il pranzo di Pasqua” e scegliendo di non presenziare ad alcuni eventi tra i quali i giudici citano in particolare la sua cresima.
A fronte di tutte queste evidenze – dunque – i giudici sono riusciti ad ascrivere le colpe del padre (che peraltro non si è neppure presentato a processo) ad un danno biologico permanente e ad uno di tipo endofamiliare: nel primo caso il riferimento e alla “privazione di bei fondamentali come la cura, l’affetto e l’amore genitoriale”, mentre nel secondo si parla del mancato rapporto parentale che avrebbe dovuto – volente o nolente – garantire alla figlia; il tutto quantificato con una sanzione da più di 107mila euro che l’uomo dovrà versare a beneficio della piccola.