È MORTO PADRE JOHN O’MALLEY A WASHINGTON

Aveva 95 anni ed era malato da tempo: domenica 11 settembre 2022 è morto a Washington Padre John W. O’Malley, uno dei massimi storici della cultura religiosa in epoca moderna oltre che tra le figuri dei gesuiti più eminente a livello mondiale. La notizia della morte è stata data sui social da suoi confratelli della Compagnia di Gesù, in primis Padre James Martin: «Cari amici: John W. O’Malley, SJ; sacerdote gesuita; decano degli storici cattolici; autore di opere storiche rivoluzionarie; insegnante e mentore di generazioni di gesuiti, sacerdoti, religiosi e religiose e laici, è morto a 95 anni».



Nonostante la veneranda età, Padre O’Malley si trovava ancora in questi mesi impegni negli studi presso la Georgetown University: due anni fa, dopo 67 anni di insegnamento, Padre John O’Malley aveva tenuto la sua ultima lezione di storia nel medesimo Ateneo. Con la particolarità del fatto che in piena epoca Covid la sua lezione era stata giocoforza in Dad: ebbene, sebbene i suoi studenti non fossero presenti fisicamente a causa della pandemia, gli augurarono il bene più grande dalla loro classe virtuale, con omaggi e saluti che commossero Padre O’Malley nel suo commiato all’insegnamento per la storia della Chiesa e delle religioni.



ECCO CHI ERA PADRE JOHN O’MALLEY

Padre John O’Malley è stato uno dei massimi esperti del Concilio Vaticano II e in particolare seppe cogliere nel dettaglio l’enorme profondità e ricchezza dei “lasciti” nella Chiesa Cattolica di tutte le “svolte” per la vita della stessa. Nato nel 1927 in una cittadina dell’Ohio, a 18 anni era entrato nella Compagnia di Gesù dedicandovi l’intera esistenza intellettuale e di fede: riuscì a conseguire il dottorato in Storia ad Harvard. Si specializzò fin da subito nella storia della Chiesa dedicando i suoi studi e la sua profonda intelligenza ai Concili di Trento e Vaticano II, di cui ancora oggi era massimo esperto mondiale. Padre O’Malley in una lontana intervista al nostro quotidiano – era il 15 novembre 2019 – parlava della modernità necessaria nella Chiesa da riscoprire, paradossalmente, nel passato: «Le origini della secolarizzazione che stiamo sperimentando oggi sono così numerose e diverse che esito a puntare un dito accusatore sul Cinquecento come se fosse il principale colpevole. Io penso che la fondazione delle Università nel Duecento, molto prima del Cinquecento, sia stato uno dei fattori. La persecuzione delle minoranze religiose, allora e in seguito, e la pesante attività censoria sono state un altro fattore che ha reso molte persone scettiche nei confronti delle Chiese».



Sempre al “Sussidiario.net” Padre O’Malley citava l’esempio di Papa Leone XIII con la sua monumentale enclisi del 1891 “Rerum Novarum”: «L’impatto di questa enciclica ha raggiunto il suo apice nel Vaticano II con la costituzione pastorale Gaudium et spes, “Sulla Chiesa nel mondo contemporaneo”. Papa Leone fu aspramente avversato per la sua enciclica perché, secondo i suoi critici, non era affare della Chiesa occuparsi di temi come il capitale, il lavoro e il diritto dei lavoratori di organizzarsi. Con il tempo, tuttavia, il diritto e il dovere della Chiesa di parlare al mondo su questioni apparentemente solo mondane sono stati accettati, e l’esito». Poche settimane fa, Festo Mkenda, direttore accademico dell’Archivum Romanum Societatis Iesu, su Civiltà Cattolica ha dedicato a padre O’Malley un omaggio appassionato: «gli storici non sono spiriti disincarnati». In “The Education of a Historian” di John O’Malley, conclude Mkenda, «racconta la storia di come abbia fatto un giovane di modeste origini di una piccola città dell’Ohio a raggiungere credito internazionale come storico della cultura religiosa dell’Europa moderna. Nel corso degli anni la scrittura di O’Malley è stata guidata da un preciso principio: se avesse davvero capito un problema, avrebbe dovuto essere capace di spiegarlo a un vispo bambino di 10 anni».