Di padre Pierluigi Maccalli, rapito il 18 settembre 2018 in Niger insieme a un nostro connazionale, Nicola Chiacchino, non si sa più niente se non un breve video di circa 30 secondi giunto alla redazione dell’Avvenire lo scorso 6 aprile in cui i due dicono i loro nomi. Una prova che sono ancora vivi, ma in questi quasi due anni nessuna richiesta di riscatto e neanche nessuna dichiarazione di chi li abbia rapito. E’ un mistero se non che in quella zona del Niger alla frontiera con il Burkina, dove sorge la parrocchia di Bomoanga, circolano bande di jihadisti forse provenienti dal Mali. Padre Maccalli venne rapito dopo un periodo di vacanza trascorso nella sua città natale, Crema, e fa parte della Società delle Missioni Africane.
LA CROCE DISTRUTTA
Rispettato anche dai musulmani per i quali si prodigava come per i cristiani, soprattutto per aiutare tutti a raccogliere acqua piovana in una zona desertica come quella. Adesso, qualche notte fa, una grande croce di cemento che dominava la zona della parrocchia di Bomoanga, è stata distrutta. Nessuno ha rivendicato il gesto ma è sicuro che si tratti di un gruppo jihadista e un segnale di minaccia per far andare via dalla zona i cristiani. I fedeli si rinchiudono nelle abitazioni private per dire la Messa e pregare per paura di venir uccisi dentro le chiese. La croce rappresentava un segno di libertà vissuta nei vangeli che liberano, ha commentato padre Mauro Armanino che si trova posto di padre Maccalli.